20 giugno 2012

Lo yogurt? Lo preparo io . . . ;)

Lo yogurt? Lo preparo io . . .  ;)

Accade spesso che più ci si dedica alla cucina, più ci si appassiona alla preparazione dei piatti, agli ingredienti, alla loro origine, alle letture sul tema, tanto di più cresce una sensibilità verso quello c'è di più semplice. 
E allo stesso tempo comincia a sembrare innaturale quello che per una vita abbiamo considerato scontato. Per esempio, io ho sempre pensato che fare il pane è cosa solo da panettieri o da esperte massaie di una volta, che i biscotti si fa prima a comprarli, lo yogurt sta nei frigo dei supermarket in forme, gusti, colori e contenitori degni dell'esposizione in un qualche Guggenheim. 
Poi ho cominciato a fare i biscotti e mi sono accorta che era un attimo: impastare, dare forma e sfornare spesso si fa nel giro di mezz'ora.
Il pane ho cominciato a preparalo per amore. Per amore dell'Irlanda e di un sapore misterioso che, grazie alle letture sugli splendidi blog che sono in rete, sono riuscita a recuperare. E così il mio primo pane, l'irish soda bread, mi ha riempito di stupore, tanto da darmi la fiducia (e la soddisfazione) per provarne altri.
E, vi dicevo, ho scoperto anche l'ingrediente segreto che tanto m'aveva fatto amare quel pane, il buttermilk o latticello, per preparare il quale mi sono ritrovata pure con un panetto di burro  nato come per gioco.
Insomma, le cose vengono davvero piano piano, quasi senza che ce ne accorgiamo, eppure a un certo punto ci rendiamo conto di quanto abbiamo camminato, di quanto abbiamo scoperto e imparato e della gratitudine che ci nasce nei confronti di coloro che mettono a disposizione degli altri conoscenze ed esperienze, permettendoci di migliorare.
In questi giorni, ad esempio, mi è venuto in mente lo yogurt della mia amica Alessia. Durante l'ultima vacanza che ho passato a casa sua a Nyon, non so quanto yogurt sono stata capace di mangiare. Aprivo il suo frigo e trovavo la caraffa di vetro sempre a disposizione. E lei si crogiolava di soddisfazione per la sua creatura, perché lo faceva in casa. Senza yogurtiera e senza polverine, senza  pozioni e alambicchi. E questo è il bello. Scoprire che mangiare bene, vivere in modo più responsabile e togliersi certe soddisfazioni è davvero più semplice di quanto spesso si pensi. Anzi, evita sprechi, code, plastiche, conservanti, perdite di tempo. Ci semplifica la vita.
E poi diciamolo, è troppo bello invitare qualcuno e uscirsene con nonchalance dicendo: ti piace? l'ho fatto io... ;)
Così, m'è proprio presa una gran voglia di fare anch'io lo yogurt, col "metodo Alessia", così semplice che fino alla fine ero sicura che non venisse, che non avrei trovato quella crema candida e profumata, ma al massimo un'acquetta fermentata. 
Invece, grazie al buio e al calore, ingredienti fondamentali, l'esperimento è riuscito. Ed è da ieri sera che scucchiaio yogurt, perchè è buonissimo! Più buono dei più buoni di quelli che sono in commercio, garantito!


Lo yogurt? Lo preparo io . . .  ;)


ingredienti
1 l di latte intero fresco
3 cucchiai di yogurt bianco


Il latte alla base della preparazione deve essere fresco (no uht) e intero, magari alta qualità o addirittura possiamo utilizzare latte crudo da reperire alla centrale più vicina. Farlo arrivare al bollore in una pentola d'acciaio coi bordi alti e spegnere il fuoco non appena il latte comincia a fare schiuma e salire. Togliere la panna che si è formata e lasciare intiepidire coperto con un coperchio, per evitare contaminazioni con i batteri. 
La temperatura ideale a cui il latte deve arrivare è 40-42°C, ma se non si dispone di termometro è sufficiente sentire a pelle quando arriva ad essere abbastanza caldo. 
In un contenitore di vetro o di plastica (il risultato è garantito con entrambi) con coperchio ermetico versiamo due cucchiai di yogurt. Quanto più è fresco lo yogurt, meglio sarà. Se usiamo quello dolce, avremo uno yogurt delizioso e delicato! Mescoliamo i due cucchiai di yogurt con 4-5 cucchiai di latte, così da amalgamarli. Poi versiamo lentamente il resto del latte, giriamo dolcemente e chiudiamo col coperchio. 
Accendiamo per un minuto il forno alla temperatura minima (50°C), spegniamolo e mettiamo al suo interno il contenitore avvolto da un plaid. Volendo possiamo lasciare la lucina accesa. Il mio forno non mi permette di farlo da spento, ma questo non ha compromesso il risultato.
Lasciare il contenitore fermo e al buio  per 6-7 ore. I fermenti faranno tutto il lavoro, a voi solo il piacere di una scorpacciata. Quello che avanza si conserva 3-4 giorni in frigo. Ricordate di lasciarne 3 cucchiai per ripetere l'operazione,  così da avere sempre una madre da cui produrne ancora.

18 giugno 2012

Asparagi sul finire di una stagione.

La primavera sta per finire. Mi è venuto da pensare a Nadine, come se davvero ci fossimo mai incontrate. 
Sono andata a riprendere il suo diario, ed è qui che ho trovato le parole e il sapore di qualcosa che sta andando via.


" 'Alla mia cara Nadjeta con affetto', solo mio padre mi chiama così. Mi è arrivato dalla Francia un pacco di libri tra i quali un volumetto di Paul Nizan, Aden Arabia. La lettura mi ha commosso, è un libro d'insurrezioni e di furori. L'incipit è indimenticabile e continuo a ripetermelo dentro di me come un ritornello:'Avevo vent'anni. Non permetterò a nessuno di dire che questa è la più bella età della vita...E' duro imparare la propria parte del mondo'. 
[...]
Alla mia cara Nadjeta...cominciò a chiamarmi così durante un viaggio in Estremadura. Una vacanza tra i boschi, i ruscelli, gli ulivi e le querce. Eravamo in febbraio e faceva freddo, ma papà aveva scoperto gli espàrragos triguero (asparagi selvatici) ed amava soprattutto quelli colti nei querceti perché la loro nota amarognola è accentuata. In uno dei nostri vagabondaggi avevamo incontrato dei taglialegna che li arrostivano su un mucchietto di brace dopo averli cosparsi di sale. Ci offrirono di mangiarli con loro, ci fermammo e mio padre contraccambiò estraendo dalla tasca del gilet la sua fiaschetta di vodka. Diventammo amici e ci mostrarono altri frutti di quella terra, il cardillo (cardo dorato), il cardo comune, il berro de agua (crescione di fonte) e dei funghi. Al momento dei saluti uno di loro tirò fuori di tasca un fazzoletto sporco, lo aprì delicatamente e porse a mio padre un gurumelo accompagnandolo con un grande sorriso. Quando chiesi a mio padre perché lo avesse fatto, lui mi sorrise, abbiamo parlato di politica e ci siamo trovati daccordo su molte soluzioni.. La nostalgia mi ha spinto al mercato a cercare gli asparagi, finiranno nelle uova."

P.s. Grazie davvero di cuore ad Alice, autrice del blog Operazione fritto misto, per il premio "Red Carpet" che ha scelto di dare a questo mio piccolo spazio. Sono timida e, per questo, lo comunico in coda, ma davvero tanto felice per questa bella sorpresa!

Asparagi sul finire di una stagione.


 ingredienti
(riadattati dalla ricetta originale che prevedeva di sfamare un intero gruppo di resistenti catalani)
un mazzetto di asparagi
4 uova
una manciata di funghi
una decina di gamberetti
1 spicchio di aglio
mezzo peperoncino
2 cucchiai di olio e.v.o.
sale qb
pepe qb


Mondare gli sparagi, lavarli e bollirli interi in acqua salata per 5 minuti. Scaldare l'olio in una padella con l'aglio schiacciato con la lama del coltello e il peperoncino in pezzi. Quando l'aglio è dorato aggiungere gli asparagi coi funghi e i gamberetti e cuocere per qualche minuto. Legate con le uova appena sbattute e versate lentamente in padella. Regolare di sale e pepe. Servite subito.

16 giugno 2012

L'unica bomba buona.


L'unica bomba buona.

Bombe, bombe portentose: ecco cosa ho fatto con la pasta da pizza di cui vi raccontavo l'altro giorno (ricetta, questa delle bombe, che il nostro cuoco inglese ha avuto dall'amico Gennaro in un loro viaggio all'isola di Capri). 
Credetemi, non sono una che va pazza per i fritti. Quando vado al ristorante o in pizzeria li evito come il diavolo l'acqua santa e col caldo ne sento voglia meno che mai. Ma queste bombe vi rimetteranno in pace col mondo!
La frittura è veloce e resta solo superficiale, quello che basta ad ottenere una crosticina esterna dorata e fragrante, mentre all'interno troverete una pasta soffice e leggera con cuore grande che batte al sapore di pomodoro, basilico e mozzarella.


L'unica bomba buona.


Pizza bomba
(per 20 bombe)
mezza chilo di pasta da pizza
farina, per spolverare
300 ml di salsa di pomodoro
10 pomodorini ciliegia maturi, tagliati a metà
1 mazzetto di basilico
2 mozzarelle di bufala da 125 g, ognuna tagliata in 10 pezzetti
olio vegetale

Prima di tutto, preparate l'impasto per la pizza. Spolverate il piano di lavoro con un po' di farina di semola. Spezzate la palla d'impasto in 20 pezzi grossi come un mandarino e cospargeteli di farina. Stendeteli fino a ottenere un disco del diametro di 10 cm e spesso più o meno come una moneta da un euro. Adesso potete tenere i vostri dischi in frigo - impilandoli dopo averli spennellato con dell'olio d'oliva e separati con un foglio d'alluminio infarinato - finché sarete pronti per cuocerli, oppure preparare e cuocere subito le vostre bombe.

Per prepararle, mettetevi un disco di pasta sul palmo della mano e incurvatelo a coppa. Versateci dentro un cucchiaio di salsa di pomodoro (cotta qualche minuto con uno spicchio d'aglio, origano, sale e olio), lasciando puliti i bordi dell'impasto. Metteteci sopra mezzo pomodorino, qualcuna delle foglie di basilico più grandi e un pezzo di mozzarella. Stando attento a non far uscire il ripieno, sollevate delicatamente i bordi dell'impasto e ripiegateli in alto, poi pizzicateli e premeteli per sigillarli. Per ottenere una pallina più regolare, ruotatela un po' tra le mani, poi infarinatela e appoggiatela su una teglia infarinata. Ripetete l'operazione finché avrete trasformato in bombe tutti i vostri dischi di pasta, e non preoccupatevi se all'inizio sarete un po' impediti...ci farete la mano.

Versate l'olio in una casseruola alta e spessa in modo da averne uno strato di almeno 10 cm e che non arrivi al bordo della casseruola (altrimenti schizzerà fuori!). Scaldate l'olio portandolo a 180°C: per vedere se è abbastanza caldo, metteteci delicatamente dentro un pezzetto di patata. Quando sfrigola e viene a galla, vuol dire che l'olio è pronto. 

Usando una schiumarola, immergete delicatamente le bombe nell'olio bollente e friggetele per circa 5 minuti, girandole a metà cottura.  Se rotolano e non vogliono sapere di cuocersi dall'altra parte, tenetele sotto l'olio con la schiumarola finché saranno belle dorate dappertutto. Se la friggitrice o la casseruola che state usando non è abbastanza grande per contenerle tutte, potete friggerle un po' per volta. Lasciatele asciugare su della carta da cucina e conditele con un pizzico di sale. Scaldate la salsa di pomodoro rimasta e versatene un po' su un piattone da portata o su più piatti. Sistemateci le bombe e spargeteci sopra foglioline di basilico.


14 giugno 2012

Ve l'ho detto quant'è buona la pizza di Jamie?

Quando sono in vacanza fuori dall'Italia (sempre meno spesso ultimamente, purtroppo), non mi porto dietro quasi niente delle classiche fissazioni patriottiche per pasta, caffè espresso e bagni con bidet. 
Della pasta ne faccio tranquillamente a meno e, per quanto sia un piatto straordinario e di infinite combinazioni, anche a casa a volte me ne dimentico. Succede così che dopo un paio di giorni dica: "ah, ma un primo ce lo potremmo pure mangiare", così, perché mi sembra che altrimenti non ci sia equilibrio. Perché mamma la pasta me la faceva tutti i giorni e forse è meglio così, che se poi mi sento debole e mi ammalo il motivo forse sarà che non mangio bene...
Il caffè espresso non mi piace. Adoro il sapore del caffè e il suo profumo, lo mangio e bevo in tutte le sue combinazioni, dal gelato al tiramisù al caffè americano e non c'è colazione se non c'è cappuccino, ma la tazzina concentrata per me è davvero troppo. E poi non c'è gusto, in generale, con le cose che finiscono subito e lasciano l'amaro in bocca.
Mi è capitato all'estero di essere accompagnata da gente capace di farsi chilometri perché su una guida ha letto, oppure perché un amico gli ha detto che in tutta l'Irlanda del sud o la Francia dell'est o la Spagna continentale c'è quel posto dove pare che facciano un caffè decente, un caffè quasi come quello italiano.
Ecco, io no. 
Solo una cosa l'ho notata. Quando ritorno da un viaggio, la prima cosa che cerco è una pizza, una pizzetta, una pizza a taglio, ovunque e se so che c'è molto da aspettare io mi mangio pure quella che vendono in aeroporto. 
Così ho dovuto ammettere a me stessa che, seppure ben celata, io qualche forma di italianità ce l'ho. Non me ne sono accorta subito, diciamo che ci sono state situazioni, come dire, più eclatanti, che a un certo punto me l'hanno sbattuta in faccia, questa verità. Come quando sono stata due mesi a Cork e prima di ripartire per Roma dissi all'allora mio fidanzato che mi aspettava in aeroporto: "Tutto bene, arrivo alle 18... Sì, sì, finalmente ci rivediamo...Sì, certo certo...ma...me la porteresti una margherita? Mhh...no, intendevo la pizza!"
E così mentre sfogliavo "La mia cucina naturale" e ho visto la pizza di Jamie il mio animo ha esultato, anzi ha giubilato di fronte a un inglese capace di fare una pizza simile! La foto la diceva tutta e la miscela di farine mi incuriosiva. L'unica cosa che trovavo un po' da inglese era l'uso del lievito in bustina. Mh, ma che ne sa lui, ce lo sapevo che mi cadeva di stile proprio sulla pizza. E invece, alla fine,ho fatto bene a dargli fiducia.
Non ero sicura di scrivere un post su come si fa la pizza, ma siccome con questa ricetta ho preparato anche un'altra cosetta di Jamie che presto vi scrivo, ne approfitto per darvi, come dire...le basi! ;)

p.s. ultima cosa sugli italiani all'estero: del bidet non sento nessuna mancanza perchè amo la doccia, amo uscire fresca a profumata da una giornata trascorsa fuori, tutti i giorni e tutte le volte che ne ho bisogno. gli italiani che dicono che gli stranieri sono sporchi perchè non hanno bidet dovrebbero autoannusarsi ogni volta che salgono su un autobus... 


Ve l'ho detto quant'è buona la pizza di Jamie?


Pasta da pizza
1kg di farina bianca di grano duro
o di farina 00
oppure
800 g di farina bianca di grano duro
o di farina 00,
più 200 g di farina di semola di grano duro macinata fine
1 cucchiaio raso di sale marino fino
2 bustine da 7 g di lievito secco
1 cucchiaino di zucchero di canna semolato
4 cucchiai di olio e.v.o.
650 ml di acqua tiepida

Su un piano di lavoro pulito, versate la ferina/le farine e il sale 'a fontana', cioè in modo da formare una specie di montagnola con un buco in cima. Trasferite l'acqua tiepida in una brocca e mescolateci il lievito, lo zucchero e l'olio d'oliva e lasciate riposare il tutto per qualche minuto, poi versatelo nella 'fontana'. Con dei movimenti circolari della forchetta portate delicatamente la farina al centro e mescolatela all'acqua. Continuate a mescolare aggiungendo sempre più farina e quando l'impasto comincia a essere troppo duro per essere lavorato con la forchetta, infarinatevi le mani e raccoglietelo a palla. Continuate a lavorarlo finché sarà  diventato liscio, elastico e soffice.

Mettete la palla di pasta in una terrina capiente infarinata e spargeteci sopra un po' di farina. Coprite la terrina con un canovaccio umido e mettetelo in una stanza tiepida per circa un'ora finché l'impasto sarà raddoppiato di volume.

Adesso trasferitelo  su una superficie infarinata e lavoartelo bene per far uscire l'aria. Potete usarla immediatamente oppure avvolgerla nella pellicola trasparente e conservarla in frigo o in freezer fino al momento desiderato. Se la utilizzate subito, dividetela in tante palle quante sono le pizze che volete ottenere; le dosi che vi ho dato bastano per 6-8 pizze di medie dimensioni. L'ideale è stendere le basi per la pizza 15-20 minuti prima di metterle a cuocere. Non lasciatele in ballo già stese per ore: se proprio volete portarvi avanti con il lavoro, è meglio avvolgere l'impasto nella pellicola trasparente e tenerlo in frigo.
Però, se preferite prepararle prima per avere una cosa in meno da fare quando arrivano gli ospiti, stendete le palle di pasta in dischi spessi più o meno 0,5 cm e copriteli con un pezzo d'alluminio spennellato d'olio d'oliva e infarinato: in questo modo potrete impilare le vostre pizze, coprirle con la pellicola trasparente e tenerle in frigo.

12 giugno 2012

Kitchen.

Così, tanto per condividere...

Kitchen


E' la cucina che mi riporta a qualcosa di lontano, agli anni '70 dell'infanzia, a pomeriggi invernali trascorsi a guardare attraverso lo sportello del forno per vedere se il dolce è pronto. Mi sembra che non mi stancherebbe mai, è così lontana dalle cucine modaiole e patinate pubblicizzate di continuo sulle nostre riviste. E' la cucina per me...



Kitchen
cucina snaidero

 
Questa è per quando mi viene la nostalgia di Brasile, per la mia anima calda e bisognosa di luce e natura...


11 giugno 2012

Donna Fragola da Terracina coinvolta in un intrigo internazionale. Cardamomo, Avena e la banda Briciole di Crumble tra i complici indagati.



Quando si torna a casa, quella di mamma, per trovare conforto in un lettino da spiaggia e in un mare freddo e cristallino, sono diverse le cose che si riportano. Un po' di colorito sulla pelle per sentirsi più vicini alla natura, la voglia di tornare presto, ma sugli scogli selvaggi di Punta Rossa anzichè sul lettino da spiaggia, le provviste della mamma. Tra cui due cestini di fragole che solo da quando sono venuta ad abitare a Roma ho scoperto essere tra le più ricercate. E così, da ricercate, le fragole di Terracina sono arrivate nel mio frigo romano e mi sono impegnata a dare loro un degno destino. 
Sempre da ricercate hanno sfuggito le classiche preparazioni con panna e con zucchero e limone, e pure affiancate dalla palletta di gelato alla vaniglia o fiordilatte mi sembrava cosa da trattoria anni '70 che non s'arrende al passare del tempo.
Così abbiamo deciso di mettere a tiro un colpo grosso, oltrepassando le frontiere e magari pure il continente, per essere sicure. Tra i contatti: fiocchi d'avena e cardamomo dall'Asia, zucchero scuro di canna dal sudamerica e poi i temibili crumbles britannici. 
Tutti insieme sono attualmente tra i ricercati più pericolosi del frigorifero.


ingredienti
1 cestino di fragole (di Terracina ;))
6 cucchiai di zucchero grezzo di canna
spremuta di un limone
i semi di 7/8 bacche di cardamomo
3 cucchiai colmi di fiocchi d'avena
per le briciole
50 g di zucchero morbido
8 cucchiai di farina 00
2 frollini bianchi e due al cacao
2 cucchiai di zucchero

Preparate le fragole: mondatele, mettetele a mollo per far depositare la terra e dopo un'ulteriore ammollo tagliatele in pezzi. Aggiungete lo zucchero, il succo di limone e i semi di cardamomo e lasciate un po' a macerare. Nel frattempo preparate le briciole di crumble: in una terrina versare la farina, lo zucchero, il burro ammorbidito e biscotti a pezzi. Impastare con le dita fino a formare delle briciole. Versare in una teglietta ricoperta con carta da forno e infornare a 180°C per circa 20 minuti. Mentre il crumble è nel forno, versare le fragole con il loro sughetto in una pentolina e lasciare cuocere a fuoco basso per 5 minuti. Versare in una ciotola e lasciare intiepidire sia le fragole che le briciole. Fare le monoporzioni di fragole, aggiungere una manciata di fiocchi d'avena ciascuno, infine una spolverata generosa di briciole.

9 giugno 2012

Sorbetto di scarti buono buono.

Se anche voi, come me, vi sentite un po' pesci fuor d'acqua in questi giorni, vi giuro che il sorbetto di questa semplice ricetta v'aiuterà, v'assicuro, v'aiuterà!
Tra il caldo e l'allergia ai pollini nell'ultimo periodo sono riuscita a concludere ben poco e ho passato il tempo un po' intontita e parecchio affaticata. 
Comunque ho cucinato, questo sì, ma ci sono foto che sono andate irrimediabilmente perse, cibi che mi sono rifiutata di fotografare perché alzarmi a prendere la macchina fotografica e organizzare un minimo di set mi sembrava troppo una gran fatica, foto di cibi scattate pure con un certo impegno che sono risultate talmente delle ciofeche che persino io mi vergogno a pubblicarle.
E poi le notizie delle persone colpite dai terremoti di adesso, la realtà ancora dura per coloro che l'hanno vissuto in abbruzzo, insomma, anche se questo è solo un piccolo spazio di poca importanza, non vi nascondo che mi sono sentita in difficoltà a scrivere anche per questi motivi.
Comunque, vi dicevo, questa ricetta è buona e proprio adatta al momento perché leggera e fresca e con gli zuccheri necessari per tirarsi su. Restano dei pezzetti di frutta interi che rendono questo semplice sorbetto davvero speciale. E  poi la trovo buona anche perché è una di quelle a impatto quasi zero nate dagli esperimenti di Lisca. Basta recuperare lo scarto del centrifugato che generalmente buttiamo via.
E a proposito di azioni anti spreco, vi segnalo anche io, come altre food blogger hanno già fatto, la possibilità di acquistare parmigiano prelevato dalle 150.000 forme che si sono danneggiate cadendo durante le scosse di terremoto. 
Il parmigiano danneggiato è ottimo, ma così come è adesso ne risulta compromessa la possibilità di ulteriore stagionatura e quindi, se non utilizzato in tempi brevi, andrà a male e dovrà essere buttato! Tutte le notizie  e le informazioni per l'acquisto possiamo trovarle sul sito del Parmigiano Reggiano, nel quale si consiglia di comprare prodotti con l'etichetta 1 €/Kg per rinascere - Un aiuto ai caseifici terremotati del Parmigiano Reggiano,  così da andare a sostenere anche un fondo per aiutare le aziende danneggiate.


Sorbetto di scarti buono buono.


ingredienti
scarto di due bicchieri di centrifugato(io ho messo una mela, due piccole banane e una decina di fragole)
1 albume
5 cucchiai di zucchero
un bicchiere d'acqua

Fare uno sciroppo lasciando sobollire per qualche minuto lo zucchero sciolto in un bicchiere d'acqua. Unire alla polpa di scarto della frutta. Montare l'albume e incorporarlo delicatamente al composto con movimenti dal basso verso l'alto, stando attenti a non smontarlo. Riporre il recipiente in freezer, avendo cura di rimestare bene ogni mezz'ora durante le prime tre ore. Lasciare ancora un'oretta in freezer e poi servire. E' buonissimo!
P.s. il tuorlo avanzato se l'è pappato la mia maremmana nei croccantini!
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