Ormai io e Ingrid, oltre che madre e figlia, siamo diventate anche migliori amiche.
E come tra migliori amiche che si rispettino è tutto un chiacchierare, commentare, prendere iniziative ognuno a modo suo e nel suo linguaggio.
La mattina ci concediamo una passeggiata, quasi con qualunque tempo.
Ultimamente ho smesso di guardare nelle case e nei giardini degli altri e ce ne andiamo dirette verso un grande parco, un'area di quelle come ce ne sono diverse a Roma, che un tempo dovevano essere aperta campagna e che poi sono rientrate a far parte delle zone verdi comunali. Posti in cui perdere lo sguardo e ritrovare l'orizzonte.
Quando c'è il sole arriviamo da una parte di questo parco con qualche panchina, sentieri, gente col cane, gente sudata di corsa. In lontananza, parecchio in lontananza rispetto a noi, un'area giochi.
Un paio di settimane fa però siamo uscite con un cielo che non prometteva bene e, temendo un acquazzone improvviso, ho tagliato rispetto al solito giro, con Ingrid che si compiaceva dei nuovi panorami con sorrisetti e occhi dolci a vari cancelli, macchine parcheggiate e gatti di strada.
Imboccando una strada percorsa non so quante altre volte in passato, mi sono ricordata di una diversa entrata del parco, proprio in fondo a quella via in curva. Infatti. A guardare da fuori c'era una certa impressione di abbandono e desolazione, ma siamo entrate lo stesso.
Non c'era nessuno. Il cielo basso e carico di nuvole scure non aiutava, panchine di legno in cerchio tutte rotte. A terra, intorno ai pini, i rami ancora carichi di aghi tagliati per la potatura. Quei grandi rami a terra mi hanno ricordato Stoccolma, dove si trovano alle entrate delle case e dei negozi, usati come tappeti per asciugarsi le scarpe bagnate di pioggia e di neve. Mi sono seduta su una panchina di legno con solo tre assi, Ingrid si è addormentata.
Una specie di disorientamento mi ha fatto sentire lontana. Il silenzio e la promessa di pioggia, quei rami a terra intorno ai tronchi e le panchine in circolo, tutto quanto sembrava un panorama primitivo.
Sono tornata a casa e ho ripreso la routine. Ma il giorno dopo, uscendo con lo stesso cielo, sono andata diretta lì, alla ricerca di nuovo di quella strana atmosfera.
Ora ci vado ogni volta che il cielo è grigio, ci vado come varcando uno specchio, un luogo un po' magico.
Mi piace l'autunno e questo inverno alla fine cosa non è stato se non un lungo autunno? Mi piace pensare che ci resti ancora qualcuna di queste giornate, di questo segreto in cui una mamma varca la dimensione che la fa sentire in un posto sconfinato del mondo e sua figlia chiude gli occhi di colpo e sogna.
Di questo lungo autunno, in cui ho raccolto grazie a una bambina un cumulo di segreti come mai prima d'ora, voglio ricordare un sapore dolce, morbido. Vi lascio questi pani di zucca, il cui colore da solo è capace di scaldare l'immaginazione, di farci sentire, di rientro da un posto lontano con un tempo incerto, il piacere di essere di nuovo a casa. E il piacere del piccolo segreto che abbiamo lasciato fuori dalla porta.
Non c'era nessuno. Il cielo basso e carico di nuvole scure non aiutava, panchine di legno in cerchio tutte rotte. A terra, intorno ai pini, i rami ancora carichi di aghi tagliati per la potatura. Quei grandi rami a terra mi hanno ricordato Stoccolma, dove si trovano alle entrate delle case e dei negozi, usati come tappeti per asciugarsi le scarpe bagnate di pioggia e di neve. Mi sono seduta su una panchina di legno con solo tre assi, Ingrid si è addormentata.
Una specie di disorientamento mi ha fatto sentire lontana. Il silenzio e la promessa di pioggia, quei rami a terra intorno ai tronchi e le panchine in circolo, tutto quanto sembrava un panorama primitivo.
Sono tornata a casa e ho ripreso la routine. Ma il giorno dopo, uscendo con lo stesso cielo, sono andata diretta lì, alla ricerca di nuovo di quella strana atmosfera.
Ora ci vado ogni volta che il cielo è grigio, ci vado come varcando uno specchio, un luogo un po' magico.
Mi piace l'autunno e questo inverno alla fine cosa non è stato se non un lungo autunno? Mi piace pensare che ci resti ancora qualcuna di queste giornate, di questo segreto in cui una mamma varca la dimensione che la fa sentire in un posto sconfinato del mondo e sua figlia chiude gli occhi di colpo e sogna.
Di questo lungo autunno, in cui ho raccolto grazie a una bambina un cumulo di segreti come mai prima d'ora, voglio ricordare un sapore dolce, morbido. Vi lascio questi pani di zucca, il cui colore da solo è capace di scaldare l'immaginazione, di farci sentire, di rientro da un posto lontano con un tempo incerto, il piacere di essere di nuovo a casa. E il piacere del piccolo segreto che abbiamo lasciato fuori dalla porta.
ingredienti
650 g di farina manitoba
400 g di zucca
60 g di burro
120 ml di latte
180 g di zucchero
2 prese generose di sale
1 panetto di lievito fresco
Cuocere la zucca (a vapore o in immersione, come si preferisce) finché risulti morbida, scolarla e ridurla in purea con un forchetta o passandola con lo schiaccia patate.
Sciogliere il burro a fuoco basso. Intiepidire il latte e sciogliervi il lievito.
In una ciotola mescolare farina e zucchero e versarvi al centro il latte con il lievito. Iniziare ad impastare e aggiungere la zucca intiepidita che avremo mescolato col burro sciolto. Aggiungere un paio di prese di sale e continuare ad impastare con energia per una decina di minuti. Lasciare riposare due ore circa in una ciotola coperta con un panno umido fino al raddoppio.
Riprendere l'impasto e sgonfiarlo con delle piccole pressioni. Su una spianatoia leggermente infarinata, dividerlo in due parti uguali e ciascuna di esse ancora in due. Otteniamo così quattro filoncini da cui ricavare cinque palline ciascuno. Disponiamo i 20 panini ottenuti su una placca rivestita di carta da forno e lasciamoli lievitare ancora per 30 minuti. Infornare in forno preriscaldato a 180°C per 20 minuti. Lasciarli raffreddare su una gratella.
5 commenti:
Vale che bello leggerti e scoprire i segreti dei giardini segreti in vostra compagnia e poi questo tuo modo di raccontare mi da lo stesso piacere della scoperta che tu hai l'occasione di vivere in prima persona!grazie!
*laura, cara, a volte penso che siano cose che non importano proprio a nessuno e sono un po' reticente e parlarne...sono felice di averti trasmesso qualcosa, non immagini quanto!
E invece no vale, non smettere mai di scrivere e di raccontare del meraviglioso mondo tuo e di ingrid!;-)
Che meraviglia, sembrava di esser lì con voi.
Lieta che stiate bene, continua a regalarci le tue impressioni... un abbraccio, Flo.
*flo, tu come stai? felice che ci sei anche tu! :D
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