30 giugno 2011

Dessert bolognese








L'altro giorno siamo stati invitati dalla sorella di Tonino per festeggiare il trasloco nella nuova casa. Annunciato da tempo, sempre rimandato dai soliti lavori di ristrutturazione che non finiscono mai, finalmente hanno potuto mettere piede nella terra promessa insieme a tanti pacchi e scatoloni. Io sono molto contenta per loro, perchè trovo che i cambiamenti ogni tanto rivitalizzino la parte più creativa e genuina di noi, e lo sono anche un po' per me perchè proprio sotto la loro nuova casa c'è un gran bel supermercato bio! Visto che nel mio quartiere l'unica spesa un po' sana e sostenibile è quella alla Coop, sono proprio contenta di non dover girovagare e stancarmi più di quanto il quotidiano esige, potendo approfittare per fare qualche buon acquisto andandoli a trovare.
Per festeggiare volevo presentarmi alla cena con un buon dessert, solo che siamo a fine mese e il gruzzoletto piange... Così ho trovato questa ricetta della cucina tradizionale bolognese che ha salvato capra e cavoli... :)
Gli ingredienti ce li avevo già tutti in frigo e dispensa, l'unico acquisto è stato quello dei chicchi di caffè ricoperti di cioccolato. In realtà è una variante rispetto alla ricetta originale, che prevede invece semplicemente cioccolato fondente a scaglie. Solo che io non sono proprio una grande amante dell'effetto stracciatella (o cioccolato o niente!), perlomeno nelle preparazioni fredde, così ho pensato che il chicco col cioccolato in questo semifreddo era proprio azzeccato!
Ultima cosa, ogni volta che si tratta di preparare dolci in cui si inzuppino biscotti nel caffè, a me le proporzioni non corrispondono mai...Qui si dice di usare una tazzina di caffè per 300 g di biscotti, ma a me ne sono servite 4 di tazzine! Ma perchè!!? :):)

ingredienti

300 g di biscotti secchi
200 g di burro morbido
200 g di zucchero a velo
100 g di cioccolato amaro in tavoletta (io ho usato la stessa quantità di chicchi di caffè ricoperti di cioccolato fondente)
2 uova
1 tazzina di caffè molto ristretto (a me ne è servito di più, 4 tazzine!)
1 tazzina di cognac (o altro distillato)

Montate gli albumi a neve ben soda, poi unite i tuorli, lo zucchero a velo, setacciando, e infine il burro ammorbidito e a pezzeeti, lavorando bene tutto fino a ottenere un composto cremoso.
In un piatto fondo versare il caffè e una tazzina di cognac: mescolate e inzuppate, pochi per volta, i biscotti, disponeteli a strati in una grande coppa di cristallo (bhe, anche di vetro come la mia direi che va più che bene...)intervallandoli con un poco di crema e pezzetti di cioccolato sino ad avere esaurito tutti gli ingredienti; l'ultimo strato dovrà essere di crema e pezzetti di cioccolato. Mettete la coppa in frigo per alcune ore.


25 giugno 2011

Un sorso di nord


 





E' sabato mattina e saggezza vorrebbe che me ne stessi nel lettone a ronfare e recuperare energie. Ma il richiamo delle prime ore dei mattini estivi è per me come un canto di sirena, magico e irresistibile. Quando trascorrevo l'estate nella mia città, a Terracina, mi svegliavo spesso poco prima delle sette, prendevo la bici e me ne andavo per la città a respirare l'aria leggera e fresca che dura poco, il profumo di pane fuori dai forni, la salsedine sul lungomare  tra i rumori ancora attutiti delle prime ore del giorno. E poi mi sembrava di essere in chissà quale terra del nordeuropa, perchè a quell'ora a parte qualche vecchina c'erano in giro solo svedesi, tedeschi e norvegesi, in bici anche loro o a piedi, con gli zaini tecnici sulle spalle e il profumo della protezione solare di cocco o monoi...
E a proposito di profumi e di europa lontana, in questi giorni in cui il caldo e la nostalgia del mare mi buttano un po' giù, tiro fuori dal frigo questo tè, regalo di due amici speciali: Lola e Pierre. Sapendo che stavano per partire per Parigi, mi sono presentata un pomeriggio con un post-it in borsa con tanto di indirizzo, telefono e orari, gli racconto della scoperta di Løv Organic, negozio di tè di origine scandinava, scoperto grazie a un post sul blog The chef is on the table.  E li ho così convinti a fare una spedizione per me!
Beati loro, mi hanno detto che è stato molto bello passare un po' di tempo lì, hanno avuto modo di assaggiare molti tè, vedere un posto pieno di colori e profumi e decidere quale poteva essere quello più adatto per me.
Hanno scelto un tè che hanno assaggiato freddo, il Liquorice Earl Grey, a base di tè verde, liquirizia, finocchio, anice, bergamotto e limone.
Che fortuna, èh? ;)
 Boutique Løv Organic                                 
  15 rue Montorgueil                                      
  75001 Paris                                                  
  01 40 26 58 41                                            
                                                                   
 Horaires :                                                      
 lundi : 14h - 20h                                           
 du mardi au samedi : 10h - 20h,                       
 dimanche : 12h - 19h                                                            



23 giugno 2011

Sorpresina...

Emhh, avevo proprio una gran voglia di cambiare.
Soprattutto di dare leggerezza. Sono una totale frana in fatto di computer, grafica non ne parliamo...manco con la matita mi riesce uno scarbocchio che sia almeno caruccio. Però a questo blog voglio bene sempre di più, soprattutto perchè mi dà la possibilità di scopriere persone davvero speciali.
E così mi sono messa un po' di impegno e visto che il tempo per il restauro l'ho rubato qua e là tra ieri sera e stamane, per adesso quello che vedete è quanto sono riuscita a tirar fuori!
Il gatto pacioccone l'ho fatto con PAINT, 'sto programmino che la Microsoft ci mette a disposizione e che io avevo usato una sola volta in vita mia,  volendomi un po' mettere alla prova. Ahh ahh! Dopo pochi secondi in cui sentivo dei terribili crampetti alla mano destra a causa del cursore che mi schizzava via da sè, avevo deciso che non lo avrei mai più riaperto.
Ma per amore, si sa... Così ho trovato sul web un gatto che mi piaceva (essendo il gatto l'animale che è in me...almeno in dosi superiori alle altre bestiole che mi albergano dentro!), l'ho sapientemente modificato in ciccia, grembiule, piedoni, sorriso sornione, o almeno, il più sornione che mi è scappato dallo sguiscio del malefico cursore. Con non so bene quale fortunosa operazione sono pure riuscita a mettergli la scritta vicina con nome del blog e a caricarla! E così eccoci... Spero che questa versione renda un po' più piacevoli le vostre visite. :)
C'è ancora da fare, ho ancora qualche idea, ma sono contenta! :))

Una cosa su cui non mi do pace da quando ho aperto il blog, è la visibilità dei commenti. Perchè non sono belli leggibili in evidenza alla fine del posto come per voi, e restano invece da aprire? Uff...questa cosa mi sta facendo impazzire, io li ho resi pubblici in tutte le impostazioni...qualcuno mi saprebbe dire perchè?

P.S. Un altra cosa che non capisco è perchè il carattere da grigio in alcuni punti del post diventa nero... ve l'ho detto che sono una frana!

21 giugno 2011

Ti mangerei!

Ieri sera ho visto Jamie Oliver, nella serie "In USA: la mia rivoluzione".
Jamie si trovava nel West Virginia, a Huntington, una città col primato di obesi e persone decedute a causa della cattiva alimentazione. E per cattiva alimentazione non si intende latte in polvere allungato con acqua infetta, cibi reperiti dalle discariche a ridosso di favelas e bidonvilles o piantagioni infestate dai pesticidi delle produzioni multinazionali. Lì si muore a causa della quantità. E a causa del fatto che lo strumento più usato in cucina sia la friggitrice. Niente frutta, niente verdura, niente carne o pesce che non sia precotto e sapientemente addizionato di conservanti. Questo perfino nelle mense scolastiche dove purtroppo a tutto ciò si aggiunge lo spreco, ovvero una quantità enorme di cibo-spazzatura che si trasforma nel giro dei pochi minuti del pranzo in spazzatura e basta. A riempire i cassonetti.
Questo non per scandalizzarci nè per cadere nella stupida retorica di quanto male c'è negli USA. Io credo che di fronte a un problema tanto dramamtico e paradossale,  sia necessario chiederci quanto ci riguarda, senza sentirci nè più bravi nè immuni dalle tentazioni. Un po' riguarda anche noi e certe abitudini alimentari sempre più diffuse perchè salva-tempo, salva-moneta...
La bella notizia però (perchè a quelle io non riesco a rinunciare mai!) è che da noi, oltre ai fattacci volgari in bilico tra cronachetta e politica del surreale,   ci sono anche progetti e iniziative davvero di grande valore, rivolte ai bambini, alle loro scuole e alle famiglie. Come per esempio il progetto realizzato nelle scuole del XX Municipio di Roma, raccontato nel libro Ti mangerei! La cultura nel piatto di Isabella Papagni. Il libro è stato pubblicato dalla bellissima casa editrice Sinnos, creata nel 1990 da una coopeativa nel carcere di Rebibbia, che offre un catalogo da comprare al completo, anche per le meravigliose illustrazioni!
L'iniziativa è nata per offrire la possibilità a bambini, educatori e genitori di recuperare le ricette di casa, dei piatti buoni e semplici. Il cibo per stare bene, ma anche il cibo per condividere. E non poteva essere alrimenti visto che le scuole della capitale accolgono numerosi bambini nati a Roma, ma con origini dell'altro mondo. Così si recuperano le ricette dei nonni lontani, spesso mai visti e si fanno consoscere agli amici, che a loro volta recuperano e condividno tradizioni e sapori.
Nel libro ci sono ricette che prometto di provare e raccontarvi quanto prima, perchè irresistibili!  Pasta fucsia, hummus nido, bigos, parrozzo...
L'ultima parte è dedicata alla didattica, ovvero mangiare, bere, odorare, toccare per aprirsi al mondo e imparare giocando.
Vi lascio, stavolta non con una ricetta, ma con una delle fiabe inventate dai piccoli protagonisti del progetto e riportata nelle prime pagine libro.
Happy end!
   Ti mangerei!



I cibi vanitosi

 La mamma di Marco ogni fine settimana va al supermercato e fa una bella spesa grande.
 Il frigorifero è pieno di cose buone: salame, prosciutto, formaggi. Domani però ci sarà una gran festa e la mamma ha comprato una bottiglia di spumante, un vasetto di caviale e una confezione di salmone, che si mettono a parlare fra di loro. Il salame e la mortadella dicono:"Fatela finita voi tre!"
 Lo spumante risponde:"Noi siamo cibi prelibati e non vogliamo stare qui con voi". Lo spumante dice:" Io sono francese e voglio essere chiamato champagne!".

 Il caviale e il salmone dicono: "Allora noi siamo nobili perchè dobbiamo stare vicino a tutti voi?".
 Le bistecche rispondono:"State calmi, tanto tutti siamo alla stesso modo, mangiati!".
 I tre rispondono:"Certamente, ma noi siamo i migliori, quelli speciali, quindi siamo noi i favoriti!".
Arriva Marco in cucina, apre il frigorifero e dice:"Mamma ho fame, voglio una merenda speciale!".
 Lo spumante, il caviale e il salame si mettono in mostra ma Marco prende due bei pomodori rossi e del basilico. La mamma bagna due fette di pane e dice:"Ecco qua un bel piatto di panzanella, una merenda speciale!".
 Nel frigorifero i tre cibi vanitosi restano in silenzio, il cibo è tutto buono e speciale e lo sa bene chi purtroppo non ne ha
                                                  
                                                        Igor 





20 giugno 2011

Pasta al limone e tonno sostenibile

Questa è una ricetta fast, di quelle da studenti fuorisede con poche risorse e, spesso, poco tempo da 'perdere' dietro ai fornelli. Me l'ha passata Tonino, che a sua volta l'aveva eredidata da un amico ai tempi appunto della vita universitaria.
Anche se ormai siamo diventati grandi (ohh!) e mangiatori più responsabili e attenti alla salute, questa pasta è ancora perfetta, soprattutto in questo periodo, perchè buona anche fredda, saporita e leggera.
Piccola nota verde: il consumo di tonno, sia in scatola che fresco, va assolutamente limitato per ottime ragioni di sostenibilità e rispetto della specie presa letteralmente d'assalto sia nel mare mediterraneo che nell'oceano indiano. Tuttavia possiamo scegliere un consumo responsabile (e questo mi piace!)mangiandone meno e acquistando, per quanto riguarda quello in scatola, per esempio il tonno Coop, AsDoMar o MareBlu, che da un'indagine di Greenpeace intitolata "Rompiscatole" risultano le uniche marche in Italia a garantire la sostenibilità del prodotto.






ingredienti

250 g di fusilli
170 g di tonno in scatola Coop
succo di mezzo limone
1 limone, buccia grattugiata (mia aggiunta)
origano qb
olio e.v.o.
peperoncino (facoltativo direi)

Cuocere i fusilli in abbondante acqua salata. In una insalatiera versare un cucchaio abbondante di olio, il succo di mezzo limone e la buccia grattugiata ed emulsionare. Aggiungere il tonno in scatola, scolato del suo olio di conservazione, una spolverata di origano e, se piace, una spolverata di peperoncino. Scolare la pasta e condire. Mangiare subito, ma anche come piatto freddo è ottimo.

19 giugno 2011

Focaccia di Bari. Storia di un amore contrastato.


                  
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Non so se è mai capitato anche a voi: qualcosa che vi è sempre riuscito bene, senza troppo impegno, e che poi chissà perchè se ne perde l'abilità. A me è capitato con la pizza. Ssì ssì: io, femmina italiana centromeridionale, da un po' di tempo non so più fare la pizza. O meglio, fino a ieri, quando mi sono cimentata su una delle cose che più mi fa ingolosire, con la quale potrei abbuffarmi perfino a colazione, rinunciando al burro più buono del mondo e alla marmellata più fruttosa: la focaccia barese con pomodorini, olive e olio pugliese.
La storia che non mi riesce più la pizza è una brutta storia, di quelle che si ripercuotono anche sui lieviti in generale, come una forma di inspiegabile allontanamento, di incomprensioni e silenzi. Sapete: ci si ritrova un giorno che all'improvviso ci sente come estranei. E dire che ai tempi dell'università era tutto diverso. La sera a casa dai miei nel week-end, a Roma prima durante e dopo gli esami...insomma ogni momento era buono per impastare, lievitare, condire con amore...
Poi è successo qualcosa. Un periodo in cui non mi sono più dedicata, il fatto che anche la mia mamma la fa tanto buona, così ho lasciato che il tempo corresse via senza più mettere le mani in pasta. E da quando ci sto riprovando, non è altro che un susseguirsi di mezzi successi e mezze delusioni. Mica solo con la pizza, è la lievitazione in generale che non va più... Lievito di birra, lievito secco, pasta madre. Le ho davvero provate proprio tutte per recuperare il rapporto.
Fino ieri, quando qualcosa di magico è successo...


ingredienti

per la biga
80 g di farina 00
60 g di acqua tiepida
la punta di un cucchiaino di lievito secco

per l'impasto
1 kg di semola di grano duro rimacinata di Altamura
800 g di acqua tiepida
30 g di olio d'oliva
20 g di sale
8 g di lievito secco (il resto della bustina utilizzato per la biga)
800 g di pomodorini
350 g di olive nere
origano
sale
olio per le teglie

Preparare la biga: attivare per qualche minuto il lievito secco con un po' di acqua o latte tiepidi e una punta di miele o zucchero. Mescolare alla farina e all'acqua tiepida e lasciare lievitare per 18-24 ore in un recipiente di plastica coperto, in un luogo buio e lontano da correnti d'aria.
Impastare poi la biga con il resto del lievito (attivato nel modo già descritto)con metà dell'acqua tiepida, un po' di farina e il sale. Lavorare l'impasto aggiungendo gradualmente il resto degli ingredienti, battendolo energicamente per una decina di minuti. La consistenza è bellissima, liscia come la seta...
Coprire e lasciare lievitare per mezz'ora. Nel frattempo io ho lavato e tagliato a metà i pomodorini, ho denocciolato le olive e ho riposto tutto in un recipiente in frigo.
Passata la mezz'ora, oliare due teglie da 24 cm e un più piccina (a me sono venute in queste proporzioni), oliare bene le mani e prendere circa la metà dell'impasto, arrotolarlo su se stesso, poi farlo colare da una mano all'altra per 4-5 volte e adagiarlo infine  sulla teglia. Ripetere l'operazione per il resto dell'impasto e lasciare lievitare per altre due ore. Uscire per portare il cane al parco (è sabato pure per lei, cavoletti!). Quando riprenderete le teglie troverete che l'impasto si è allargato da solo, adagiandosi nella sua forma. Aggiungere il condimento senza premere sull'impasto. Spolverare con origano, sale e olio e cuocere in forno già caldo a 230°C per 25-30 minuti.

18 giugno 2011

Marmellata di fragole con zucchero caldo

Questa ricetta viene da un libro preso per pochi spiccioli su una bancarella e devo dire che offre delle belle 'dritte' in fatto di confetture e marmellate.
Il pretesto per inaugurarlo è stata una cassetta di fragole  in offerta alla Coop, trasportata  sottobraccio, a piedi per un paio di km prima di arrivare a casa con il resto della spesa, accaldata e un po' 'anchilosata', ma in preda a un genuino, fanciullesco  entusiasmo. Sarà stato il profumino dei frutti maturi. Sarà che la marmellata di fragole mi ricorda troppo le merende di quando ero piccola, con le crostatine del Mulino Bianco e le scatolette delle soprpresine, con quell'odore che scommetto tutte noi bambine degli anni '80 non scorderemo mai! 
Comunque, la seguente marmellata l'ho preparata per la prima volta con lo zucchero caldo, come suggerito nel libro. Bisogna versarlo uniformemente in un piatto da forno e infornarlo a 150°C per 10-15 minuti, mescolando un paio di volte. Non bisogna scaldarlo troppo altrimenti si formeranno dei grumi. Questo processo accelera lo scioglimento nel momento in cui lo versiamo nella frutta (già calda) ed essendo tiepido non abbassa la temperatura del composto.
Altro suggerimento, non lavare le fragole con acqua, perchè la assorbono e questo ne cambierebbe il sapore. Così le ho pulite una ad una, le creaturine...
Infine il trucchetto per capire il giusto punto di addensamento, come scritto giù in fondo alla ricetta.


Marmellata di fragole con zucchero caldo

ingredienti
1,5 kg di fragole
125 ml di succo di limone (mezza tazza)
125 ml di acqua
750 g di zucchero scaldato

Mettere un piattino in frigorifero. Pulire le fragole e metterle in una grossa pentola con bordi alti e fondo spesso con il succo di limone e la mezza tazza di acqua. Scaldare il tutto lentamente, senza far bollire, mescolando con un cucchiaio di legno e stando attenti a non rompere del tutto la frutta.
Aumentare il calore e, senza far bollire, continuare a mescolare per 10 minuti, fino allo scioglimento dello zucchero. Aumentare il calore e far bollire per 20 minuti, mescolando spesso e togliendo la schiuma che si forma in superficie.
Cominciare a testare il punto di addensamento dopo 20 minuti, ma ce ne possono volere anche 40. Togliere dal fuoco, mettere un po' di marmellata sul piattini prelevato dal frigo e metterlo in freezer per 30 secondi. Il punto di addensamento è raggiunto se sulla superficie si costituisce una pellicola e la marmellata forma una grinza passandoci il dito.
Versare il tutto in vasetti caldi e puliti (mi raccomando, i coperchi nuovi!, rovesciando i barattoli per qualche minuto in modo da ottenere il sottovuoto.
Conservare in luogo buio e fresco.

17 giugno 2011

L'uccellina in giugno, stavolta solo nel piatto.

Ci sono posti che in maniera inaspettata diventano parte della nostra storia, dei ricordi che ci legano a una persona e a un periodo della nostra vita. E' stato così per l'Uccellina, un posto semplice e incontaminato, proprio come mi piace sentirmi nei miei momenti migliori!
Visto che questo giugno la tradizione si interrompe, non potendo andare sigh sigh!, me la metto nel piatto con una buona panzanella toscana, quella sensazione che la vita, tra le altre cose, è più semplice, sincera e saporita di quanto le circostanze, a volte, ci vogliano far credere!
Questa panzanella l'abbiamo mangiata da Luca e Elsa, nel loro agriturismo di Alberese, intorno a un gigantesco tavolo ovale di pietra, ricavato da un unico blocco. Un tavolo da loro scelto perchè la sua particolare 'ovalità' fa sentire i commensali tutti vicini. La foto qui sotto è ripresa dal loro sito, non so se rende del tutto la forma speciale e la sensazione di accoglienza completa.
Anche i padroni di casa condividono la cena e la tavola insieme agli ospiti, mangiando i piatti preparati dalla mamma e dalla nonna. Che bello!

L'uccellina in giugno, stavolta solo nel piatto.
                    

ingredienti
6 fette di pane casereccio raffermo
100 g di pomodori rossi maturi
1 cetriolo piccolo
mezza cipolla rossa
aceto di vino
olio e.v.o.
basilico
sale

Mettere le fette di pane a bagno per qualche minuto nell'acqua resa acidula con qualche goccia di aceto di vino. Strizzare il pane con le mani e metterlo ormai a pezzetti nell'insalatiera. Condire con i pomodori, il cetriolo e la cipolla, sale olio e basilico. Mettere il frigo e mangiare fredda.




Un sogno in regalo




the t time print\



Le immagini di Tiziana Rinaldi arrivano dritte dritte dai sogni a occhi aperti di quando ero piccola e di tutte le volte che riesco a cogliere l'incanto di un colore e trasformarlo in un ricordo. Pittrice, illustratrice, delicata e generosa nei pensieri, nelle parole per raccontare di sè e creare legami con chi passa tra le sue pagine.
Sul suo blog ora avremo tutti la possibilità di vincere una sua stampa, semplicemente indicando le nostre tre preferite!
Nella difficle scelta io mi sono lasciata guidare dai sentimenti ispirati dalle mie nipotine, Puppi Puzzi e la Cianina...Puppi, un'inquetudine di colore, risate, bronci . E la Cianina, nata per infondere pace e serenità a tutti noi che incontriamo la dolcezza del suo volto. Nella terza scelta invece ci sono io, sempre navigando...

15 giugno 2011

Bianco come la Pace. Ma anche un crumble di finocchi e formaggio di capra!

Con questo post ho davvero il grande piacere di dare notizia di una bella iniziativa della cucina di calycanthus, che domani 16 giugno darà un picnic a Roma, al tramonto, nello splendido parco urbano di Villa Doria Pamphilj. Segno particolare dell'evento: essere tutti BIANCOVESTITI!
Nonostante io abiti proprio a Roma, domani non potrò essere presente al picnic...:(
Però ho deciso di cogliere la proposta di Maricler e vestire di bianco il blog, come forma di partecipazione virtuale!
Ho pensato così a questo crumble, il mio primo crumble, tutto bianco per via degli ingredienti, preparato seguendo passo passo il libro della Martine Lizambard, per la Guido Tommasi Editore. Libro che tra l'altro col bianco ha a che fare, perchè acquistato nello shop di Gusto, proprio affianco al nuovo edificio dell'Ara Pacis, qui sotto in foto.
Bèh...ho visto smorfie di ogni tipo sul volto di qualunque amico architetto al quale abbia confessato la mia passione per suddetto edificio...io da profana penso che avranno sicuramente fondamento tutte le critiche ad esso rivolte, solo che a me lascia ogni volta la fantastica illusione di ritrovarmi d'un tratto a...Barcellona?...Miami?...Sidney? 
Insomma, esci dalla calca di Via del Corso, ti ritrovi nella monumentale Piazza Augusto Imperatore e... sorpresa! ti volti e tutto si fa più semplice e leggero nel bianco lineare che contiene un monumento alla pace...
E poi la ricetta, per tornare a noi, che nel suo candore e nel buon formaggio di capra fresco quasi quasi mi porta in qualche piccola taverna greca, fresca di calce e luce.







ingredienti
4 bulbi di finocchio (o 8 piccoli)
250 g di formaggio di capra fresco
alcune gocce di succo di limone
2 cucchiai di prezzemolo tritato
3 cucchiai di olio d'oliva
sale e pepe macinato al momento


per le briciole del crumble
60 g di farina
60 g di pangrattato
60 g di burro ammorbidito
1 pizzico abbondante di sale


Mondare i finocchi, lavarli e tagliarli a fettine sottili. Cuocerli una decine di minuti con il coperchio, a fuoco bassso, con l'olio, alcune gocce di limone, 3 cucchiai di acqua, sale e pepe, finchè sono appena teneri. Scolarli.
Tagliate il caprino a fettine.
Scaldate il forno a 180°C e ungere un piatto da gratin o gli appositi stampini monoporzione.
Preparate la pasta del crumble: mescolate la farina, il pangrattato, il sale, il burro tagliato a pezzettini in una ciotola e impastate con la punta delle dita per ottenere una consistenza granulosa. Sistemate le fettine di finocchio nel piatto intercalandole con quelle di formaggio.
Cospargere di prezzemolo e ricoprire con le briciole. Cuocete per 20-25 minuti finchè la superficie è ben dorata e servite appena sfornate.
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