31 agosto 2011

I muffin alle more selvatiche. Con fuga sulla luna.




















Volete sapere dove sono finite le more selvatiche venute dalla luna?
In questi teneri muffin tentatori, la cui ricetta si trova nel blog di Claudia mon petit bistrot.
La ricetta di Claudia prevede lo zafferano e, anche se all'inizio l'idea mi piaceva molto, il risultato non mi ha convinta del tutto. Così ho provato a rifarli senza e con la variante del cioccolato al latte anziché fondente, per sperimentare ancora un po'. Senza zafferano li trovo i muffin più buoni del mondo, modestia a parte... èhh! ;)
Se anche voi avete dei dubbi sullo zafferano potete magari metterlo solo nella metà dell'impasto, così da poterne avere una parte senza e speri
mentare quale preferite. 

P.s.
Questi muffin (e i successivi, sfornati solo due giorni dopo) sono il risultato di una fuga dal caos che mi circondava e a cui non mi sentivo pronta...quasi una passeggiata sulla luna, davvero, dove tutti i gesti erano come a rallentatore se confrontati con quello che avveniva di fuori.


I muffin alle more selvatiche. Con fuga sulla luna.


ingredienti
375 g di farina
180 g di zucchero di canna tipo Mascobado
1 bustina di lievito
1 pizzico di sale
2 uova
150 ml di latte (io ho usato panna fresca)
50 ml di olio di mais
1 bustina di zafferano
125 g di more
125 g di cioccolato in pezzi


Setacciare la farina, il lievito e il sale in una ciotola, infine unire lo zucchero.
Battere le uova e aggiungere il latte (o la panna fresca) e l'olio. Versare gli ingredienti umidi in quelli secchi, mescolare velocemente e incorporare lo zafferano, le more e il cioccolato. Riempire gli stampini per muffin e cuocere in forno preriscaldato a 170° C per 20 minuti.

30 agosto 2011

Le more selvatiche di Campo Soriano. Ovvero un pezzo di luna sulla terra.

Le more selvatiche di Campo Soriano. Ovvero un pezzo di luna sulla terra.
Come ogni estate, anche stavolta sono riuscita a salire su Campo Soriano per la raccolta delle more. E' la seconda volta che mi accompagnano anche Tonino e la Kinella, così si può dire che è diventata una tradizione anche per loro.
Il posto di cui vi parlo, a 8 km da casa dei miei, è tra i più incredibili paesaggi carsici citati dai manuali. Davvero, proprio così...non è per eccesso d'amore... A volte vengo presa un po' in giro perchè quando parlo delle mie zone sembro una vecchia emigrante nostalgica, con i ricordi amplificati dalla lontananza...ma che ci posso fare se sono cresciuta in un posto così!
Le more selvatiche di Campo Soriano. Ovvero un pezzo di luna sulla terra.

Comunque, dicevo, Campo Soriano è uno di quei rari esempi in cui sono presenti in maniera spettacolare quasi tutti i fenomeni che caratterizzano un campo carsico: doline, inghiottitoi, Hum, campi carreggiati. Al centro del campo si staglia "La Cattedrale", che i terracinesi chiamano "Rava di S. Domenico", un gigantesco Hum di 15 metri, un faraglione che anzichè dal mare spunta dalla terra. Una legge è intervenuta a salvaguardia di questa enorme meraviglia naturale, che l'uomo voleva includere (e cancellare per sempre!) nell'attività estrattiva della vicina cava!

Le more selvatiche di Campo Soriano. Ovvero un pezzo di luna sulla terra.
Tutto intorno, il paesaggio è un intreccio di viti e ulivi che si fanno spazio laddove è stato possibile sfruttare il terreno per le coltivazioni. La "terra rossa" di questa zona è la madre che nutre queste piante e che fa crescere l'uva dalla quale proviene un pregiato moscato.
Dove invece l'uomo non è arrivato, il paesaggio è definito da incubo, a causa di pavimenti rocciosi che formano un suolo difficilmente accessibile e surreale. Per questo il nome di campo lunare.
Le more selvatiche di Campo Soriano. Ovvero un pezzo di luna sulla terra.

E surreali sono anche le rocce che si incontrano passeggiando e raccogliendo more, come il famoso vecchio commovente elefante...
Le more selvatiche di Campo Soriano. Ovvero un pezzo di luna sulla terra.
tutte le foto sono tratte dal web

























Bene, è in questo posto che ho fatto incetta di morbide more tra i cespugli spinosi, mentre Kina ha riportato un bel bastone, forse il ramo di un ulivo, che tiene sempre gelosamente con sè, una specie di coperta di Linus per cani...
Con le more naturalmente mi sono data da fare già il giorno dopo, ma per la ricetta vi aspetto al prossimo post!

29 agosto 2011





Ecco, fine delle vacanze. Stavolta davvero e a malincuore, perchè noi principesse moderne, sirene degli abissi metropolitani, amiamo il trascorrere del tempo che assecondi un respiro profondo. Amiamo il giorno da costruire con i sogni non ancora realizzati e con quelli che si affacciano improvvisi a suggerirci uno sguardo nuovo, sconosciuto sul volto di sempre.



E così, come un pesciolino di ghiaccio, vorrei sgusciare imprendibile e veloce per tornare al mare, acqua con acqua, vita esuberante e piccolina, luminescente e pura.


28 agosto 2011

Fiori e frutti del mio giradino


















Ultimo giorno di vacanza. Questa foto l'ho scattata la prima mattina trascorsa dai miei. Al risveglio sono subito andata in quel giardino.

27 agosto 2011

Un sorso di nord - seconda parte. Sciroppo d'acero.



















Era quel periodo sospeso tra la fine del liceo e l'inizio dell'università. Ottobre. Avevo avuto un intervento chirurgico e passavo le mie giornate in convalescenza nella casa accanto alla mia, perchè da me si stava ristrutturando. La casa dove stavo affaccia verso l'interno del cortile, anzichè sulla strada, e, a differenza della mia, era sempre in ombra. Questo fatto la rendeva silenziosa e la luce più attenuata mi dava voglia di pensare, di sentirmi beatamente isolata.
I miei amici erano tutti indaffarati a trovare una stanza a Roma o già presi dal trasloco. Io no. Per me non se ne parlava, dovevo viaggiare per poter frequentare. Quindi in quei giorni ero sola.
E fu in questa specie di stato di grazia che feci una scoperta. Alla tele davano un nuovo telefilm, Un medico tra gli orsi, ambientato in un piccolo villaggio in mezzo alla foresta. In Alaska. Ahh, il freddo, le conifere, la profondità e stravaganza dei personaggi che in quel luogo vivevano in maniera a volte surreale e onirica. Per forza. In un posto del genere chiunque darebbe piena libertà al proprio mondo interiore più intimo.
Il mio personaggio preferito era Chris, lo speaker della radio locale e anche un po' sciamano.
Tutto questo per dirvi che io non sono fatta per i tropici, soprattutto se al classico clima si accompagna cemento e asfalto anzichè vegetazione rigogliosa, mare, brezze... E allora per resistere, oltre alla fortunata possibilità di prolungare le vacanze, sto ricorrendo anche a una cosa mi ha riportato al nord america, appunto. Lo sciroppo d'acero.
Questa di seguito una bevanda facile facile, ma ricchissima di sali minerali. E di immagini da sogno...

ingredienti

3 cucchiaini di sciroppo d'acero
1 bicchiere d'acqua fredda

Mescolare e bere, assoporando il gusto delle fresche foreste!


7 agosto 2011

I miei primi cookies.



Finalmente la mia casa ha trovato un po' di pace. La camera è stata imbiancata a dovere, l'armadio è al suo posto e dentro c'è spazio per tutto. Mai avuto tanto spazio per me. I mobili ricollocati in maniera diversa, il letto è da un'altra parte e questo mi fa pensare a un gioco di tanti anni fa. Quando mia mamma veniva colta da quei tipici irripetibili momenti che solo una donna può capire, ci spostava i mobili della cameretta e io e mia sorella provavamo la magica sensazione di abitare in una casa nuova, di dormire in nuovo letto. 
Così ci voleva qualcosa che mi restituisse in bocca lo stesso sapore e ho sfornato dunque i miei primi cookies.

Naturalmente ricetta americana, lievito americano. E così ho tirato fuori il baking powder, il lievito americano che a Roma si può trovare dal mitico e insostituibile Castroni. Mentre per la conversione delle unità di misura ho trovato i misurini da Ikea. Comunque vi passo la ricetta sia con le unità originarie che convertite.

Ieri sera, dopo sei ore di duro lavoro per ridare un volto all'accampamento in cui ormai vivevamo (e non è ancora finita...) mi sono sdraiata sul divano, ho messo su una puntata dei Griffin e mentre mangiavo cookies dal barattolo dei biscotti con gli occhi fissi alla TV pensavo a una scena di quelle del tipo Una mamma per amica e mi sono detta: mi sento proprio una ragazza americana...
Magia del cambiamento...


ingredienti
1 cup di burro (180 g)
1 cup di zucchero semolato (200 g)
2 cups di farina oo (220 g)
2 cups di farina d'avena (220 g) o 2,5 cups di fiocchi da macinare
2 uova
mezza stecca di vaniglia
1 tsp di sale (un cucchiaino)
1 tsp di bicarbonato (un cucchiaino)
1 tsp di baking powder (o un cucchiaino di lievito per dolci)
250 g di cioccolato fondente tagliato grossolanamente
100 g di cioccolato grattugiato o un cucchiaio di cacao amaro in polvere

Lavorare il burro con lo zucchero e aggiungere i semini neri prelevati dalla mezza stecca di vaniglia.  Aggiungere le uova e amalgamare bene. Unire le farine, il bicarbonato, il lievito e il sale. Infine il cioccolato grattugiato e quello in pezzi. Preriscaldare il forno a 200-220° C e foderare la teglia con carta da forno. Formare con l'impasto delle palline grandi più o meno come quelle da golf e disporle a una distanza di 5 cm le une dalle altre. Cuocere per circa 10-12 minuti.

5 agosto 2011

Gulash ungherese, scarpetta casareccia...

Gulash ungherese, scarpetta casareccia...

Lo spezzatino era nel freezer già da un po'. Era proprio arrivato il momento. Ma che fare? Mmhh, il gulash non l'ho mai mangiato e così mi metto alla ricerca di qualche ricetta affidabile e quanto più vicina all'originale. Così mi rendo conto di quanto questo piatto possa essere fuori stagione, di questi tempi... Ma va bèh, devo dire che basta mettere tutti gli ingredienti e poi cuoce praticamente da sè. In più, freddo è buonissimo. E io che una fetta di pane in un pasto non riesco mai a finirla (la contessina, direbbe mia nonna!), davanti a 'sto piattone sugoso non la finivo più di fare la scarpetta!! :)


ingredienti
500 g di spezzatino di manzo
3 cipolle
4 patate medie
60 cl di passata di pomodoro
1 l di brodo
1 bicchiere di vino rosso
1 cucchiaio di paprika
6 cucchiai di olio e.v.o. (ma gli ungheresi userebbero lo strutto)
2 cucchiaini di zucchero (aggiunta mia)
sale qb

Far bollire il brodo e immergervi per qualche minuto le patate tagliate in quattro. Nel frattempo rosolare la carne e le cipolle affettate grossolanamente nell'olio caldo, aggiungere sale, un cucchiaio di paprika sciolto in acqua calda (io ho prelevato un mestolo del brodo) e il bicchiere di vino. Lasciare insaporire, aggiungere poi le patate e versare la passata con due cucchiaini di zucchero. Una volta raggiunto il bollore versare il brodo che, a causa della precedente presenza delle patate, si è arricchito di amido e, quindi, di capacità addensante. Lasciare cuocere per 1 ora e mezza.

2 agosto 2011

La brioche che vien di notte...

La briosche che vien di notte...

Eccomi, sì che ci sono ancora e mi sembra ormai che non potrei più fare  a meno di riempire in qualche modo questo spazio.
La brioche delle foto risale a un paio di settimane fa. Avevo preso un giorno di riposo al lavoro perché poi mi aspettavano delle giornate intense, fine settimana compreso. Così impasto nel pomeriggio e la mattina seguente, di buon'ora, inforno per qualche minuto e sveglio il mio amore per fare colazione insieme.
Esco di casa emozionata (avevo pure chiesto a Tonino di farmi una foto sull'uscio, come si fa coi bambini il primo giorno di scuola. Ma poi ho visto la sua espressione interrogativa e allora, emmhh, ho detto che scherzavo!). Mi aspettava infatti un'esperienza a cui tenevo tanto e che si è rivelata ancora più profonda di quanto immaginassi. Si tratta di un corso per diventare insegnante di massaggio infantile, perché è arrivato il famoso momento in cui bisogna proprio dare una bella svolta. Basta spostamenti massacranti, scontento, dubbi e vincoli, sono troppo anarchica e appassionata per continuare ad accontentarmi!
Così ora mi aspetta il momento del costruire, per abilitarmi a questa nuova professione, per creare contatti e nuove amicizie, per decidere dove e come lavorare. Nel frattempo però bisogna mangiare e per questo, oltre a mantenere per ora il vecchio lavoro (che di per sé ha molti aspetti positivi, intendiamoci, sono comunque un piccolo budda fortunato!) mi devo rimettere pure a cucinare!
Altra nota dolente, questa del cucinare. Perché in mezzo a questa mia rivoluzione personale ho avuto l'idea, di per sé innocentissima, ve lo giuro, di dire: diamo un'imbiancata alla camera da letto? Il pretesto è stato l'armadio nuovo, bellissimo regalo della mamma di Tonino, che ci permette di soppiantare lo stipetto in cui ho sapientemente riposto per oltre due anni un quintale di vestiti, piegati ad arte che neanche l'origami riuscirebbe ad essere più efficace.
Beh, ragazze mie...sono stati capaci di SBAGLIARE IL LAVORO!!! Il muro rigetta la vernice! Sono due settimane che viviamo accampati in soggiorno, coi vestiti nelle buste, i mobili accatastati, polvere e caos, tanta stanchezza e...un topo! Un malefico topo urbano, di quelli ipernutriti dalle nostre immondizie  e sozzure, potenziale portatore di schifose malattie per noi e la nostra cucciola, rintanato dietro alla cucina e resistente a trappole, colle, veleni, agguati... Un mostro signore mie, e nessuno mi faccia la faccia dell'ambientalista commossa che mi fa gli occhi di riprovazione di fronte alla mia ostinazione a farlo fuori perché davvero mi arrabbio!!!
Ecco, per questi motivi ho taciuto su questa pagina per tanto tempo, perché davvero mi sono sentita molto stanca e giù di morale.
Ora non s'è ancora risolto niente, ma va bene, ho ripreso in mano le cose belle di me e mi sento felice! Così stamattina, al buio per non svegliare Tonino, ho tirato fuori dal congelatore le ultime brioche rimaste, le ho infornate per scongelarle e fotografate calde calde perchè, oltre al piacere della colazione, avevo proprio voglia di ritrovare anche il piacere di scrivere qui per voi! :)))

 La briosche che vien di notte...

ingredienti
300 g di farina 00
250 g di farina manitoba
250 g di pasta madre
150 g di zucchero
200 cc di latte
60 g di burro
2 uova

Sciogliere la pasta madre nel latte, aggiungere le uova, il burro ammorbidito e lo zucchero. Amalgamare e aggiungere le farine un po' alla volta fino ad ottenere un composto liscio ed elastico. Lasciare riposare per tre ore. Stendere la paste in una sfoglia rettangolare e ricavare tanti triangoli isosceli. Ripiegarli partendo dalla base, così da ottenere delle brioche con la tipica forma del cornetto. Lasciare riposare nel forno chiuso tutta la notte, su di una teglia rivestita con carta da forno. Cuocere il mattino seguente per 12 minuti a 160° C. Ecco fatto!
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