15 dicembre 2011

Il fiuto ha fiutato: omelette alla cannella.


La nostra sarà pure una piccola locanda, ma devo dire che da fare ce n'è sempre un bel po'! E poi, quando magari si arriva alla quiete, a me sembra che posso finalmente dedicarmi a...tante altre cose! La pigrizia la conosco pure, ma forse in un modo diverso dal solito. E' quella che mi godo quando non posso proprio fare a meno di fermarmi, tipo in treno/aereo/autobus, in attesa dal dottore, a letto prima di piombare tra le braccia di lui, il Morfeo... Ecco, in tutti questi momenti io penso, immagino, mi guardo intorno fissandomi sui particolari, leggo il giornale aperto dal tipo seduto affianco a me, mi lascio trasportare tutto sommato da una serie di cose fugaci e piccole che da me non dipendono e solo per un po' (ma a volte per niente) mi riguardano. E questo è un modo per distaccarsi, stare bene.
Un altro modo è quando mi preparano qualcosa di buono da mangiare, magari una sorpresa. Io mi siedo a tavola, già più o meno apparecchiata, se la sedia è alta abbastanza dondolo un po' le gambe nell'attesa (vanto anche io un onestissimo metro e cinquantotto di altezza, come un'altra amica foodblogger ;)), e annuso confidando in un fiuto da segugio per indovinare tutto.
Così l'altro giorno ai fornelli c'è stato il mio compagno e mi son trovata davanti questa apparentemente innocua e familiare omelette. Senonchè in un batter d'occhio il fiuto ha fiutato e l'ho scoperto subito il tocco da maestro: cannella! E scamorza affumicata. Non so se qualcuno l'aveva già  inventata, ma io penso che sia geniale!
Vi lascio con una bella notizia, che se pure non si tratta di cibo credo vi farà felici: la regione lazio ha firmato un documento che assicura a breve l'arrivo di fondi che permetteranno alla Fondazione Santa Lucia, di cui vi raccontavo, di non chiudere e proseguire nella sua attività riabilitativa. Come dice Caris, finchè non lo vediamo stringiamo le dita perchè sia vero e tutto vada bene!

P.S. Tra qualche ora partirò per un paese che profuma di cannella...il racconto al mio ritorno. ;)


Il fiuto ha fiutato: omelette alla cannella.

ingredienti

4 uova
sale
3 fettine di scamorza affumicata
cannella in polvere
olio e.v.o.


Battere leggermente le uova con un pizzico di sale, aggiungere una spolverata di cannella e la scamorza affumicata tagliata in pezzi. Scaldare un filo d'olio o un po' di burro in una padella antiaderente e, quando è ben calda, versare le uova. Appena il fondo si addensa, sollevare i lembi con una forchetta per far scorrere verso il fondo l'uovo rimasto ancora crudo e scuotere un po' la padella tenendola dal manico. Ripetere un paio di volte, un minuto e...fatto!



13 dicembre 2011

Biscotti al latte. Come gli abbracci di mia nonna.

Gli abbracci di mia nonna sono al latte. Sarà per la sua carnagione chiara, per la morbidezza in cui ti avvolge, sarà per il fatto che a lei piacciono solo le cose semplici, che questi biscotti mi fanno pensare proprio a lei. E così la settimana scorsa ho deciso di andarla a trovare e portarle una scatola piena di tenerezze. Grazie a Vaniglia e ad Annamaria che me li hanno fatti scoprire. Sono stata così innamorata nel vederli nelle loro (strepitose) foto che ho deciso, rispetto agli ingredienti originali che trovate più giù, di raddoppiare le dosi!
Tempi e procedura erano già stati collaudati con le mie brioche, quindi perfetti anche per me che, sigh, in settimana a casa ci sto troppo poco: da impastare mentre la cena è sul fuoco, si lasciano nel forno spento tutta la notte e la mattina seguente, mentre si aspetta il caffè e il cane reclama la sua prima, abbondante, dose di coccole e frasette(!)(sì, è l'unica creatura che ama le mie chiacchiere anche di primo mattino), loro buoni buoni cuociono in forno.
Si conservano morbidissimi, quindi secondo me sono perfetti anche per anticiparsi di un giorno o due su un regalino da portare a un'amica o collega.

P.S. a mia nonna sono piaciuti. ma anche alle mie cugine...! ;)


Biscotti al latte. Come gli abbracci di mia nonna.


ingredienti
100 g di lievito madre
50 ml di latte tiepido
50 g di burro morbido
80 g di zucchero di canna
1 uovo medio a temperatura ambiente
175 g di farina manitoba
semini di un baccello di vaniglia
2 cucchiai di miele
1 cucchiaio di latte


Sciogliere il lievito nel latte tiepido e mettere da parte.
Montare il burro con lo zucchero, aggiungere l'uovo e amalgamare bene. Versare il composto nel lievito sciolto e aggiungere un po' alla volta la farina mescolata ai semini di vaniglia, incorporando bene ed evitando che il composto si asciughi troppo (nel caso non usare tutta la farina).
Foderare una teglia con carta forno e aiutandosi con un cucchiaio distribuitevi sopra il composto, formando delle palline a una distanza di almeno 4 cm le une dalle altre. Lasciare riposare nel forno spento e chiuso tutta la notte.
Il mattino seguente, spennellare le palline con il miele sciolto nel latte e infornare per circa 20 minuti nel forno preriscaldato a 180°C.

Per i bambini del Santa Lucia: biscotti all'arancia pieni di luce.

Santa Lucia è la santa della luce, protegge la meravigliosa Siracusa ed è festeggiata con altrettanta passione anche in scandinavia. Oggi dovrebbe essere il giorno più buio dell'anno, anche se poi, con gli aggiustamenti del calendario giuliano, si è scoperto che invece è il 25. Ma tant'è, oggi in Svezia le ragazze girano vestite da angeli con una corona di candele a illuminare l'intorno.
A Siracusa si festeggia Lucia di Svezia e la settimana svedese: processione con la statua della santa in giro per la città e una delegazione di svedesi che per una settimana partecipa a diverse iniziative culturali e culinarie, a sancire ogni volta questo affettuoso gemellaggio.
Ma Santa Lucia è anche il nome di un importante ospedale romano per la riabilitazione neuromotoria, che alla fine dell'anno chiuderà per mancanza di fondi. Caris ci racconta la sua storia e quella del suo bambino colpito, come molti altri bambini in terapia al Santa Lucia, da una malattia rara. E ci chiede di diffondere questa notizia perchè si sappia e si denunci in qualche modo che la regione ha promesso da mesi un intervento che ancora non c'è stato e che quest'intervento è stato anche sancito da una sentenza del Tar.
Ai bimbi del Santa Lucia voglio offrire questi biscotti con le forme simboliche del Natale, biscotti con cui sarebbe divertente anche giocare e inventare delle storie prima di finire inzuppati nel latte.
Li ho preparati ieri sera, senza sapere ancora nulla di questa notizia. E' andata praticamente così: arrivo in ufficio e trovo sulla scrivania una grossa busta di arance e limoni profumati. E' un regalo, mi dicono i colleghi: sono passati quelli del comitato regionale siciliano e li hanno lasciati in regalo! Torno a casa nel pomeriggio e nell'entusiasmo di questo dono prezioso  mi decido finalmente a impastare i biscotti che ogni anno per le feste appendo su un lungo filo, insieme a rotelle di arance essiccate e altri ninnoli vari.
Poi stamattina leggo di Claris, dei bambini in riabilitazione e... beh, che posso pensare se non che queste arance me le abbia mandate proprio lei, la santa sicula della Luce?


Per i bambini del Santa Lucia: biscotti all'arancia pieni di luce.



ingredienti

375g di farina 00
125 g di zucchero di canna
200 g di burro
2 cucchiai di acqua fredda
1 uovo
una presa di sale
scorza grattugiata di una grossa arancia grattugiata
1 cucchiaino di cannella (io stavolta non l'ho messo)

Mescolare in un recipiente la farina, lo zucchero e la buccia grattugiata dell'arancia. Fare una fontana al centro e aggiungere il burro morbido in pezzi, l'uovo leggermente battuto con un pizzico di sale e due cucchiai di acqua fredda di frigo. impastare velocemente con la punta delle dita per non scaldare l'impasto, formare una palla e lasciare rassodare in frigo per 30 minuti. Stendere l'impasto su un piano di lavoro infarinato, così da avere una sfoglia di 4/5 mm. Tagliare con le forme desiderate e mettere in forno preriscaldato a 160°C per 15 minuti circa. 




11 dicembre 2011

Aspettando il freddo: vellutata con crostini.


Aspettando il freddo: vellutata con crostini.


Nonostante siamo attraversati da una stratificazione che normalmente si troverebbe 800/1.000 km più a sud (quindi di nordafrica si parla) io non mi arrendo e in tutti i modi cerco di recuperare quello che dicembre mi ha sempre portato: starsene volentieri a casetta, tirare fuori gli addobbi, accendere ceri e candele, sfornare biscotti alla cannella, cenare con zuppe fumanti. Ecco, tutto ciò sarebbe molto 'tipico' di un certo periodo dell'anno, di certe passioni nordiche che magari mi porto dietro da qualche vita precedente o semplicemente a causa di un'induzione occulta dell'ikea. Ma quest'anno si fa fatica, ragazze. Quest'aria calda e umida mi porta fiacca, mi appiccica i capelli e non mi fa asciugare il bucato, porcaccia miseria!
E succede così che gli addobbi siano ancora in fase organizzativa, che i biscotti ancora non mi decido a impastarli e la bella lanterna rossa col grande cero bianco a volte la dimentico spenta.
Ma non m'arrendo no nno no e ieri sera ho preparato una vellutata profumata e corposa, scovata in un vecchio libretto di ricette di zuppe e minestre, di quelle edizioni economiche a mille lire di tanti anni fa. Solo che, abbiate pazienza, tiepida l'ho servita!


ingredienti
(per 4 persone)

80 g di burro
2 cucchiai di farina
1 litro di brodo vegetale
1 carota
1 grossa cipolla 
2 coste di sedano
1 patata
100g di panna fresca
sale e pepe
pane raffermo


Fate fondere il burro in un tegame. Appena sciolto (evitando che inizi a friggere), allontanato per un istante il recipiente dal fuoco, gettatevi la farina e rimestate alla svelta, fino a quando avrete ottenuta una crema omogenea.
A questo punto, stemperate il tutto con il brodo, versandolo poco alla volta e rimestando con cura in modo che non si formino grumi.
Rimettete il recipiente sul fuovo e lasciate che il liquido raggiunga il bollore. Iniziata l'ebollizione, gettate nel tegame le verdure, mondate e spezzettate, salate e lasciate cuocere. Nel frattempo tagliare il pane a dadini e tostare.
Appena le verdure saranno tenere, frullatele con tutto il brodo, unendo la metà della panna; quindi, dopo averlo ben scaldato ancora una volta, dividete il preparato nelle fondine e colate al centro di ogni porzione un cucchiaio di panna (senza rimestare),
Servite la vellutata cosparsa moderatamente di pepe e di pane a dadini.

1 dicembre 2011

Ma le castagne sorridono?


Ma le castagne sorridono?


Sarà che il fine settimana sta per arrivare. Sarà che oggi è il primo giorno di dicembre e l'aria di festa comincia proprio a farsi sentire. Io oggi ho una gran voglia di coccole e pigrizia. Di stare sul divano con la mia vecchia coperta rossa a quadri e mangiare ancora calde le castagne.
Se le preparate così si mantengono morbidissime e profumate, nel caso in cui si voglia ripetere la fase di pigrizia dopo qualche ora e il giorno dopo:
lavare le castagne e praticare un taglio nel senso della larghezza (che poi quando sono cotte e quindi un po' più gonfie sembra un sorriso!), metterle in un recipiente ricoperte di acqua, aggiungere un paio di foglie di alloro che manderanno un buon profumo e far bollire per 15-20 minuti. C'est tout.
Buone coccole!





29 novembre 2011

Marlen, la pioggia e lo spezzatino alle prugne in Rio de Janeiro.

Marlen veniva tutte le mattine per le pulizie e per farci trovare la tavola piena di cose buone. Eravamo a Rio, era il '99 e mi trovavo in una favela di quasi tre milioni di abitanti. Era Natale e ogni tanto si sentivano dei colpi sparati in aria. Non era per le feste. Mi spiegarono che era il segnale per gli spacciatori che era arrivata una nuova partita da piazzare.
Marlen viveva nella casa accanto alla nostra. Aspettava ogni volta che scendessi in cucina per darmi il buongiorno e ogni mattina mi diceva che ero bella come le attrici delle telenovelas. Mi chiedeva di restare lì, di non essere cattiva e farla piangere andando via.
Il giorno di Natale avevo un magone. Ero lontana da casa da un po' e la nostalgia aveva preso il sopravvento. E lei oltre alla tavola imbandita mi aveva fatto trovare il mio regalo. Un canovaccio che aveva ricamato con le sue mani. Ho pianto in bagno.
Le colazioni preparate da Marlen erano di frutta e centrifughe appena fatte di mango, papaya, piccole banane, ananas, cocco fresco e delicato. Poi il latte, il caffè americano (l'unico che ancora oggi mi piace) e pane caldo, marmellate e una cosa che io non capivo cosa fosse. Pensavo panna liquida e l'ho versata nel cappuccino, che così corretto faceva veramente schifo. Infatti erano fermenti, non panna, quelli che pochi anni dopo avrebbero invaso anche noi per pance gonfie e intestini pigri.
Marlen aveva una certa età e io dentro di me la chiamavo Monciccì perché mi ricordava la scimmietta di quando ero piccola. Aveva un uomo, un bel ragazzo più giovane di lei di qualche lustro e, a quanto pare, così innamorato da aver lasciato la precedente moglie per stare sempre attaccato a lei, a Monciccì.
Quando sono andata via, su quel pulmino scarcagnato che mi portava in aeroporto, ha pianto davvero, con quel grande fazzoletto bianco che sventolava e poi strofinava sugli occhi.
Io e Marlen non ci siamo mai raccontate niente. Lei mi aspettava al mattino per ripetermi quella frase, sempre la stessa e io sempre la guardavo sorridente e stupita. Poi andava via, aveva rammendato e cucinato e attraversava il portico per andare a sfaccendare a casa sua.
Rio, la città, mi spiazzava ogni giorno. Così tremenda ed esuberante che ci contagiava tutti di bellezza e tristezza.
Un giorno mi fermo a mangiare in un posto dove si mangia 'a kilo', a peso. Prendo carne, perché quella brasiliana era sempre  buona come non l'avevo mai mangiata. Un spezzatino cremoso, tenero, con i pinoli e le prugne, meraviglia della cucina esotica.
A quello spezzatino ho pensato ogni tanto, quel sapore morbido e nuovo. Mi ha fatto spesso pensare alla pioggia improvvisa che ogni tanto cadeva e faceva abbassare il bollore dell'aria, forse perché uscita da lì mi ritrovai proprio sotto l'acqua.
Non l'ho  detto mai a Marlen di quello spezzatino.
Eppure per me Rio è la pioggia improvvisa, quel sapore, Marlen.



ingredienti
dose per una persona

P1000954.JPG 200 g di spezzatino
mezza cipolla bianca
mezzo litro di brodo
10 prugne secche
20 g di pinoli
un po' di vino rosso
2 cucchiai di olio
1 cucchiaino di zucchero
1 cucchiaino di amido di mais
sale qb

Mettere le prugne secche a mollo in acqua tiepida per una ventina di minuti. Nel frattempo preparare il brodo mettendo a bollire in acqua una cipolla, una carota e una costa di sedano.
Far scaldare a fuoco basso in una casseruola la cipolla tritata in due due cucchiai di olio. In una padellina mettere a scaldare i pinoli un minuto, quindi versarli in casseruola aggiungendo anche le prugne e lo spezzatino. Alzare la fiamma e far rosolare, spruzzando poi un po' di vino rosso. Quando il vino si sarà asciugato, aggiungere un cucchiaino di amido di mais, il brodo e un cucchiaino scarso di zucchero, abbassare la fiamma e coprire con un coperchio. Far cuocere lentamente per circa mezz'ora o almeno finché si arrivi a una consistenza cremosa. Lasciar riposare un po' i sapori prima di mangiare.

23 novembre 2011

La cuoca di Buenaventura Durruti.

"Natale è alle porte, abbiamo deciso di preparare un po' di frittelle. E' l'ultima volta che cuciniamo, e molte di noi le impastano di lacrime. Domani si parte per una missione di sangue e speranza, stanotte invece, ci sporcheremo le mani di farina, di zucchero, di cannella e d'amore."

Nadjeta, detta Nadine, lascia gli studi di medicina, decide di non seguire la sua famiglia amata che fugge in Francia e da Bilbao va a Barcellona. E' il 1932 e si combatte contro la dittatura. Nadine si arruola nella colonna Durruti e impara a usare le armi. Arrivano gli opuscoli e i documentari clandestini di anarchici e comunisti, il femminismo si fa strada, si discute su idee vecchie e nuove, sui piani di resistenza, sui pro e i contro Durruti, si studiano i nuovi arrivati. Da tutta Europa arrivano per combattere, ma tra di loro anche possibili traditori. Occorre essere attenti. E intanto i franchisti sparano e bombardano e diffondono morte. Guernica è sotto gli occhi del mondo.
Nadine si esercita a tirare con la pistola, canta e canta insieme alle compagne canti di resistenza e di gioia e cucina e scrive raccontando giorni di ordinario coraggio e di sconforto, mentre gli avvenimenti calcano la storia, i cuori della gente sempre di più odiano "la peste fascista" , il fronte popolare francese appoggia la rivoluzione, arrivano da ogni parte per combattere, denunciare, documentare.
Nadine cucina per tutti le ricette che troviamo nel diario "La cuoca di Buonaventura Durruti. La cucina spagnola al tempo della 'guerra civile'. Ricette e ricordi", suddiviso, come fosse un menu, in entrate, piatti di mezzo e dessert. 




Questo libro non esisterebbe se non fossero stati casualmente ritrovati dei fogli anonimi, manoscritti, in una vecchia libreria anarchica di Zurigo, la Pinkus, in mezzo a documenti sulla guerra civile spagnola. Era il 1970 e si decise di mettere ordine ai fogli e di ricostruire, senza intervenire troppo, i giorni e la storia di Nadjeta e dei suoi compagni. Nella prefazione di Luigi Veronelli leggiamo che le ricette sono state rimaneggiate solo quel poco che serve a renderle realizzabili per tutti.
E lo ringraziamo, perchè poterle mettere in pentola è per me l'occasione di andare in un altro luogo e in un tempo diverso, dove esistevano solo coltelli e colini e passaverdura. E pestai, basta. Così immagino che tutto aveva un aspetto diverso e non tradirò Nadine con niente che non si serva altro che della meccanica delle mie mani e delle braccia, di strumenti semplici e ingredienti semplici e di un cuore grande fatto per condividere, prendersi cura, proteggere.

"Siamo andati all'assalto, cantando, tra i fiori e i venti profumati dell'estate, adesso, stiamo assistendo impotenti, alla fine. E' stato tutto un sogno, un sogno antico e necessario a cui non siamo stati in grado di conferire la saggezza dei fatti e l'evidenza della storia, ma molti un giorno, dovranno chinare il capo e vergognarsi per averci abbandonato. Gli addii sono lunghi e tristi, i compagni delle Brigate Internazionali se ne stanno andando alla spicciolata, di malavoglia, ed è un pò come morire."

Ottantasei portate, altrettanti giorni di vita vissuta tra granate e ideali, mai vinti dentro e sempre pronti a brindare alla libertà di essere umani. 
Quando Barcellona cade, il gruppo si deve dividere e si beve insieme l'ultimo vino che sa di sangue e anarchia. Insieme per l'ultima volta cantano. We few, we happy few, we, band of brothers(Noi pochi, noi pochi e felici, noi, banda di fratelli).  

Grazie a te per avermelo regalato. Saprò farne buon uso.


22 novembre 2011

La via dei mirtilli. Jamie Oliver e i suoi morbidi "sexy swedish buns".


A volte ho l'impressione di essere riuscita a prenderla quell'onda lunga e regolare che ti porta a riva lenta.
Così domenica mattina mi alzo presto e contenta di uscire, nonostante le poche ore di sonno. 
L'autobus non passa, neanche nell'altro senso tanto per dare segni di vita, ma sento che non fa niente. Oggi non fa niente, penso, perchè una volta tanto sono con me in attesa anche due amici e decidiamo di farci una lunga camminata, belli stretti nei cappotti a difenderci da un'aria fredda di tramontana.
E poi tutto è andato proprio bene, lento e caldo, in qualche modo. Pomeriggio di lungo sonno profondo, in cui ho sognato il luogo dove più sono stata contenta di lavorare, in un'aria nordica dove tutti avevamo in mano delle tazze di tè bollente per scaldarci e parlavamo in allegria. 

Al risveglio è successo qualcosa, ma non ho permesso che mi turbasse, che mi rubasse qualcosa di intimo di cui sentivo bisogno da tanto. E così ho ricevuto un regalo: Jamie Oliver. E già, perchè io la tv  la guardo davvero poco e soprattutto la guardo disorganizzata, così non mi capita spesso di incontrarlo. Ma stavolta l'ho beccato proprio lì dove sto per andare, proprio nel paese in cui più di tutto ora mi piacerebbe stare: la Svezia!
E più che mai solare e ispirato, Jamie ha trasmesso ricette da acquolina a scorrimento veloce, seduto in un giardino con la foresta alle spalle, sulla cassa delle munizioni delle guardie reali e in una casetta con sauna accanto al lago, dove ci si va a tuffare nudi appena usciti dai vapori.
E' così che ieri, sono uscita in cerca di mirtilli...





ingredienti
7 g di lievito in polvere
375 ml di latte tiepido
1 cucchiaino di semi di cardamomo macinati
800 g di farina 00 + quella per spolverare
50 g di burro fuso + qualche fiocchetto
2 uova grandi
75 g di zucchero grezzo di canna
un pizzico di sale

per il ripieno:
400 g di mirtilli
75 g di zucchero
1 arancia


Sciogliere il lievito nel latte tiepido e mettere da parte. In una ciotola capiente battere le uova con un pizzico di sale, aggiungere poi il cardamomo, lo zucchero, il burro fuso, amalgamando bene per ogni nuovo ingrediente. Versare poi 500 g di farina e il latte con il lievito avendo cura di impastare fino ad ottenere un impasto omogeneo e colloso. Aggiungere i 300 g di farina restanti, lavorare bene con le mani infarinate e spolverare di farina la palla di impasto ottenuto. Lasciare riposare al caldo per lameno un'ora o finchè non abbia raddoppiato di volume.
In una ciotola mettere i mirtilli e lo zucchero e cominciare a schiacciare con le mani. aggiungere la scorza di mezza arancia gratuggiata e una bella spruzzata di succo e continuare a schiacciare. Foderare una teglia con carta da forno, aggiungere qualche fiocco di burro e metà dello zucchero di canna.
Spolverare di farina la pianatoia, versare l'impasto lievitato con le mani lavorarlo fino ad ottenere un rettangolo di dimensioni un po' maggiori di un foglio A4. Versare metà dei mirtilli, ripiegare su se stessi i lembi dell'impasto così da intrattenere i mirtilli. Poi piegare ancora e lavorare, come si può vedere nel filmato. Tagliare infine in otto parti uguali, prendere ciascun panino, allungarlo e attorcigliarlo su se stesso. Anche se sembra un mostriciattolo poi verrà bello e buono! Adagiare le otto brioche attercigliate sulla teglia, con un dito fare una conchetta al centro di ogni brioche e inserire i rimanenti mirtilli premendoli delicatamente. Spolverare con la scorza dell'arancia rimanente e il resto dello zucchero. Coprire con un panno umido e lascaire riposare ancora 20 minuti. Continuano a crescere! Infornare a 180° C per 25-30 minuti, finchè saranno ben dorati e croccanti.



9 novembre 2011

Tutto scorre. E che sia zucca con i ceci, ecco!

Ebbene sì, questo è proprio il mondo dell'impermanenza, del "tutto scorre" e del fiume in cui non ci si può bagnare due volte. E così quelle che erano certezze, rassicuranti nel loro ripetersi previste e prevedebili,  a un certo punto vengono a mancare. Ma va bene. Così si cambia e si tira fuori dell'altro e non ci s'annoia. Ed è andata proprio così, quando a fine agosto mi son sentita dire proprio da lui: "mo basta, non mangio più carne!".
Eraclito, quello del fiume e del panta rei di cui sopra, me lo sono sempre immaginato un buon vecchio greco in tunica bianca e folta barba lanosa (che fantasia, èh?), mentre snocciola olive e accompagna le conversazioni tra amici (che forse mai avrebbe immaginato di lasciare alla storia, manco fosse, che ne so, fabrizio corona) con un buon bicchiere di vino e formaggio di capra. Allora mi son chiesta se in realtà la saggezza non sia proprio nell'essere piccoli e semplici.
E allora, per la carne che manca, si guarda ai semplici, a quello che la terra ci offre senza troppe ingiustizie.
E' venuta fuori così questa crema per condire la pasta, in cui ho unito la zucca avanzata dall'esperimento di ieri con i piccoli ceci, buoni e pieni di proteine che ci danno la forza per affrontare tali incredibili imprevisti! ;)


Tutto scorre. E che sia zucca con i ceci, ecco!


ingredienti
per 4 persone

300 g di zucca
200 g di ceci già lessati
3 cucchiai di olio e.v.o.
1 rametto di rosmarino
1 cipolla bianca
1 mestolo di brodo vegetale
1 cucchiano di cacao amaro in polvere
100 di parmigiano grattugiato(facoltativo)
400 g di penne
sale

Far scaldare la cipolla affettata sottile nell'olio, aggiungere la zucca tagliata a pezzetti, i ceci e un rametto di rosmarino. Far rosolare un paio di minuti, salare e aggiungere  un mestolo di brodo. Proseguire la cottura a fuoco lento, così che zucca e ceci diventino morbidi. Nel frattempo mettere a bollire l'acqua e cuocere la pasta. Con una forchetta schiacciare il condimento così che diventi una crema e continuare la cottura finchè non raggiunge una consistenza abbastanza densa e compatta. Condire la pasta e spolverare con il parmigiano.

8 novembre 2011

Cake semolino e zucca. E sentire che è autunno.

Più di tutte le altre l'autunno mi piace, m'incanta, mi trattiene in sè e se ne resta in ricordi in cui mi rivedo più che mai una "squaw" che balla sulla terra e rifiuta il suo nome. L'autunno esprime una potente e misteriosa facoltà di tenere insieme la fine di un ciclo e le nostre ripartenze, i colori di tramonti densi, delle foglie gialle, arancio, bordeaux, di agrumi, zucche, melograni e l'oscurità di nubi improvvise e cariche, delle feste dei morti e notti di streghe. La ragione dei nostri progetti e delle buone intenzioni e dei nuovi passi e il sentimento di passaggio, di sonni e sogni più lunghi e ristoratori, di bisogno di conforto.
L'autunno quando finalmente arriva mi porta un regalo, un bisogno di rifugiarmi eppure restare capace di liberare un'esuberanza arancione al contatto con l'aria di fuori.
Così ieri ho visto una ricetta che mi è girata a girandolina in testa così che non vedevo l'ora di arrivare, comprare la zucca, trovare un'idea per cambiare la farina integrale in qualcos'altro, visto che mi ricordavo di non averne più ed essendo merce rara nei paraggi di casa. Così ho mantenuto la farina di grano duro e ho aggiunto semolino, il giallo semolino, invertendo le dosi originali, immaginando di tenere vivo così il colore di questa stagione. Esperimento riuscito...
P.S. La ricetta di Carolina però la faccio presto, così come ce la tramanda lei!

Cake semolino e zucca. E sentire che è autunno.

ingredienti
240 g di zucca
100 g di farina si semola
200 g di farina 0
3 uova
150 ml di olio d'oliva
200 di latte
100 di parmigiano
1 bustina di lievito
2 rametti di rosmarino
i semini della zucca
sale

Far cuocere la zucca a vapore. Una volta cotta schiacciarla con una forchetta fino a ridurla in purea e lasciarla raffreddare. Nel frattempo battere leggermente le uova con una presa di sale, l'olio e il latte. Aggiungere la zucca, le farine e il lievito setacciati, il parmigiano, il rosmarino tritato. Imburrare e infarinare uno stampo da cake, versare il composto e spargere i semini della zucca sulla superficie. Infornare in forno preriscaldato a 180° C e cuocere per 50 minuti.

7 novembre 2011

Ti voglio bene, stupidina! E il riso al latte finisce nel cioccolato bianco.

Ti voglio bene, stupidina! E il riso al latte finisce nel cioccolato bianco.

Puppi Puzzi, la nipotina treenne con un diavolo per capello, era tutta eccitata dall'arrivo della sottoscritta zia. Quando, tra guance accaldate, palòle e palòle e salti da ballerina che solo gli stivali speciali che lei ha la fortuna di portare ai piedi riescono a farti fare, si china verso la Cianina, sorellina baciccia aggrappata al divano in quanto ancora incapace della posizione eretta, le  mette due dita sulle guance e scuotendole il visetto le fa: "ti voglio bene, stupidina!".
Per non parlare delle piccole, affettuose torture che Puppi mi ha insegnato e che la Cianina si lascia pazientemente fare, tipo: passargli il dito avanti e indietro tra le ditina dei piedi per 'pulirli' (questa perlomeno è la motivazione ufficiale), il sollecolo (solletico, nota del traduttore) sotto il collo per farla ridere a crepapelle che resta quasi senza respiro, nonchè delle tenerissime storie di streghe, mostri e lupi cattivi raccontate per farla addormentare.
Così ieri pomeriggio, tornata a casa e a una vita un po' meno sconsiderata, goliardica e trasgressiva, pioggia sui vetri e intorno sonnacchioso silenzio, ho preparato la degna merenda: il riso al latte, buonissimo, ma con l'aggiunta del cioccolato bianco per recuperare le energie dopo tanto impegnativo giocare...


ingredienti

1 litro di latte
120 g di riso Arborio
2 cucchiai di zucchero
1 baccello di vaniglia
120 g di cioccolato bianco
sale q.b.

Far cuocere il riso in acqua salata per 3 minuti, scolarlo e passarlo nel latte portato ad ebollizione. Far cuocere per 30 minuti insieme allo zucchero e alla vaniglia, mescolando frequentemente per evitare che il fono attacchi. Trascorso questo tempo, unire il cioccolato fatto in pezzi, continuare a rimestare per qualche minuto finchè non si avrà la densità preferita. Trasferire in vasetti monoporzione. Si puo gustare sia caldo che come dessert freddo.

18 ottobre 2011

Eco-polpette croccanti di broccoli

Ieri sono uscita dal lavoro e ho fatto un bel 'colpaccio': prima  di sparire nelle spire sotterranee della metropolitana, sono entrata in libreria e ne sono uscita poco dopo con La cucina a impatto (quasi) zero di Lisa Casali e Tommaso Fara.
Seguo da un po' il blog Ecocucina di Lisa aka Lisca e volevo saperne di più sulla possibilità di mettersi ai fornelli senza riempire di scarti il secchio della spazzatura utilizzando del cibo con cui non saprei proprio che fare .
Nelle prime pagine del libro si trova una tabella secondo cui, in media, non meno del 20% del cibo che cuciniamo viene impropriamente considerato di scarto e finisce nella pattumiera (addirittura il 65% di scarto per i carciofi e il 40% per cocomeri e meloni). Si parla di cottura sostenibile, di spesa tramite i GAS, i gruppi di acquisto solidale, di riduzione di impatto ambientale e, soprattutto, di cibo e ricette. Del cibo che non ci saremmo mai aspettate di spadellare o infornare, tipo le barbe dei cipollotti, i filamenti della zucca o la polpa delle arance spremute.
E a me piace troppo chi segue strade nuove e non convenzionali, soprattutto se frutto dell'amore per la madre terra e del desiderio di contribuire a fare andare un po' meglio le cose in questo strano mondo.
Così ho inaugurato il ricettario utilizzando il gambo dei  broccoli per delle polpettine croccanti, da servire come antipasto, magari con verdure fresche in pinzimonio, maionese o aioli come consigliato da Lisca.

Eco-polpette croccanti di broccoli

ingredienti
il gambo di 2 broccoli
1 spicchio di aglio
1 mestolo di brodo
2 fette di pane raffermo
2 uova
1 manciata di formaggio grattugiato
noce moscata
olio e.v.o.
sale
pepe
noce moscata

Fare a cubetti i gambi dei broccoli (io ho usato il broccolo romano) e saltarli in padell con lo spicchio di aglio e un cucchiaio di olio per circa 5 minuti. Togliere l'aglio e aggiungere un mestolo di brodo, facendolo consumare a fiamma bassa. Togliere dal fuoco e lasciare intiepidire. Inumidire il pane e sbriciolarlo con le dita. In una ciotola unire ai gambi un uovo, il formaggio, metà del pane sbriciolato, sale, pepe e noce moscata.
Amalgamare e formare delle palline. Passarle prima nell'uovo leggermente sbattuto e poi nel restante pane sbriciolato. Far dorare le polpette in una padella con poco olio caldo, doradole su tutti i lati.

16 ottobre 2011

Crescioni romagnoli in the world!



Bake Bread for World Bread Day 2011


Oggi è il World Bread Day e anche io, per la prima volta, desidero partecipare con una ricetta che renda omaggio a un cibo così importante, umile eppure ricchissimo perché ogni paese ne ha almeno uno che ci parla della sua storia.
In Italia ce n'è una varietà da poter metter su una ricerca etno-gastronomica sterminata e ancora in molti piccoli paesi si fa abitualmente in casa (come in casa di molte food blogger scatenate, come ho il piacere di leggere!). Mesi fa sono stata in Calabria, nel piccolo paese dove è nato il mio compagno e abbiamo incontrato una signora con un recipiente pieno di "cresciuto", di pasta madre, che le donne del paese si passano a vicenda nei rispettivi giorni in cui, nella propria casa, si fa il pane.
Io ieri vi ho parlato del burro agitato fatto in casa e del latticello che ne ho ricavato.
Così ieri sera ho tirato fuori l'animo romagnolo che è in me e ho detto: "ma va là che si fa i cresioni!". A dirla tutta non sono romagnola manco per lontani parenti, ma mi piace pensare che in una delle prossime vite possa rinascere lì, sono troppa innamorata della loro semplice gaiezza, della buona cucina, della capacità di godersi i piaceri della vita...sì, mi sento  romagnola dentro!
Per il ripieno mi sono fatta ispirare dalla ricetta pubblicata da Lisca sul suo blog Ecocucina.  A proposito, mi incuriosisce molto il suo nuovo libro (la copertina è bellissima!), Cucinare in lavastoviglie. Non ho una lavastoviglie, ma mia mamma sì e magari ho trovato la cosa giusta per farle un bel regalo. 

Crescioni romagnoli in the world!

ingredienti
500 g di farina 00
200 ml di latticello
5 cucchiai di olio e.v.o.
un pizzico di sale
qualche cucchiaio di acqua tiepida

per la farcitura
200 g di crescenza
le parti verdi di 7-8 cipollotti
due cucchiai di olio e.v.o.


Impastare la farina con il latticello e un pizzico di sale, aggiungere un po' alla volta l'olio e acqua quanto basta per avere un impasto morbido, ma non appiccicoso. Avvolgere in un panno umido e lasciare riposare mezz'ora.
Mondare le foglie verdi dei cipollotti (che in genere sono di scarto) farle cuocere qualche minuto a fuoco basso in una padella con poco olio e alla fine aggiungere, sempre con la fiamma accesa, la crescenza. Farla sciogliere amalgamando e spegnere il fuoco.
Stendere la pasta dei crescioni in una sfoglia sottile, tagliarla in quadrati e versare al centro di ognuno un cucchiaio di farcitura. Piegare su un lato così da formare un triangolo e chiudere i lembi di pasta con una forchetta. cuocere su una piastra per 5 minuti per lato circa (dipende da quanto è sottile lap asta che avrete tirato).










15 ottobre 2011

Dell'agitazione mondiale e della nascita "agitata" del burro fatto in casa.



Ovvero come fare il burro agitando una bottiglia. La scoperta risale al post sull' irish soda bread, quando ero alla ricerca di notizie sul buttermilk e mi sono imbattuta nel blog di Dario Bressanini. Un genio! Perché non solo spiega come ottenere un buon burro fatto in casa, ma praticamente a impatto zero perchè non sprechiamo elettricità.
Basta infatti versare 250 ml di panna fresca in una bottiglietta di plastica, chiudere col tappo e...agitare. Lui consiglia di inserire nella bottiglia una biglia di vetro, poichè questa andrà a rompere i globuli di grasso che cominceranno più velocemente a separarsi e ad aggregarsi nella forma solida. Il tutto in un paio di minuti.
A questo punto versiamo un po' di acqua fredda nella bottiglia e agitiamo di nuovo. In questo modo laviamo il burro e otteniamo un liquido biancastro che andremo a conservare perché non è altro che latticello, buttermilk appunto. E so già cosa ne farò stasera... :)
Rompiamo la bottiglia con un coltello, prendiamo il panetto e strizziamolo in un fazzoletto per fare uscire l'acqua in eccesso. Il burro è pronto e può essere conservato per qualche giorno in frigo.
Secondo voi, come mai esperimenti in cucina? Ebbene sì, sono di nuovo a letto per malanni di stagione! E così, a proposito di "agitazioni", oggi pomeriggio non potrò prendere parte a all'agitazione mondiale che sta portando gli indignados a manifestare anche nelle strade della mia città.
Speriamo che come per la panna questo scuotimento di cuori e coscienze porti al più presto qualcosa di solido e di buono e di nuovo per tutti.

5 ottobre 2011

Lavash. O del genio fanciullino che è in noi.

Lavash. O del genio fanciullino che è in noi.

Tutta 'colpa' dei Calycanti, la nostalgia che m'è sopraggiunta l'altro giorno per la mia nipotina treenne. Tutta colpa di questa geniale ricettuzza, davvero da lasciar fare ai bambini per come è semplice e lasciarli impolverare di farina dappertutto, con le manine appiccicose che impastano e lasciano impronte e sorridere degli occhi furbetti a sbirciare nel forno.
Giorni fa è stato il compleanno della mia mamma e la soggettina treenne in questione le ha detto: "Nonna, per il tuo compleanno ti regalo una torta, una torta di mele. Però la fa cia Valentina!" E' che sono svegli questi bimbetti di oggi e così ha subito capito chi è che cià il mestolo dalla parte del manico, a casa mia.
I lavash in questione, sono delle lingue di pane croccante, non lievitato, originarie del medio-oriente. La ricetta così come proposta è ripresa da Le basi della confettura, di Jody Vassallo.
Si possono poi arricchire a piacere con sali aromatizzati, rosmarino, spezie e profumi vari.
Cuociono in un attimo e pure a mangiarli, si comincia dallo spilucco e... Comunque, in ogni caso, è difficile che durino il tempo di un viaggio per raggiungere la soggettina...! ;)


ingredienti
300 g di farina
1 cucchiaino di zucchero
1 cucchiaino di sale
1 albume
30 ml di olio e.v.o.
150 ml di acqua

per la guarnizione
1 albume
sale marino
rosmarino o altre spezie

Mescolare dolcemente la farina setacciata con sale, zucchero, albume e acqua. Mettere l'impasto su una spianatoia leggermente infarinata e lavorarlo delicatamente. Dividerlo in otto parti e stenderle con un mattarello piccolo, leggero, dando ad ognuna una forma ovoidale. Spennellare le sfoglie con l'albume e cospargerle di sale e spezie. Stendere i lavash su teglie foderate di carta forno e cuocerli in forno già caldo a 180°C per 10/15 minuti(tenerli comunque d'occhio!).


4 ottobre 2011

Biscotti per cuori teneri.

La cucina come imprevisto. Perché ieri a Roma c'è stato lo sciopero dei trasporti pubblici e io sono rimasta di nuovo a casa dolce casa, ancora con la solita mistica tensione del "che fare ora che ho una giornata tutta per me?" di cui vi raccontavo nell'ultima ricetta.
Che fare, se non quello che più di immediato mi viene per rendere migliore la situescion: si accende il forno e si fa felici tutti!
La cucina come imprevisto anche perché volevo fare dei biscotti che, secondo ricetta, sarebbero dovuti essere tipo Osvego. Ma a dirla tutta la ricetta in questione proprio non mi convinceva: tra gli ingredienti e la procedura nulla mi riportava a quel sapore buono e deciso di malto e zucchero caramellato tipico dei famigerati biscotti ... E allora ho fatto di testa mia, qualche modifica qua e là e sono venuti fuori loro: i biscotti per cuori teneri. 
Per tutte le colazioni dei giorni appena cominciati, per le merende di consolazione tornati a casa affranti e stanchi, per ricordarci di addolcire il cuore ogni volta che qualcos'altro quasi quasi prende il sopravvento.
Perchè solo un cuore indurito alla Scrooge, davvero, non resta innamorato di tanta dolce e profumata fragranza...

Biscotti per cuori teneri.

ingredienti
450 g di farina 00
75 g di burro
120 g di zucchero di canna
100 ml di latte
3 tuorli
un pizzico di sale
1 cucchiaino di baking powder

Lavorare bene a crema il burro con lo zucchero. Versare i tuorli uno alla volta amalgamandoli dolcemente, unire un pizzico di sale, la farina, il latte e infine il lievito. Formare una palla dalla consistenza morbida, stenderla sulla spianatoia leggermente infarinata e formare una sfoglia alta un paio di centimetri. Ricavarne i biscotti con la forma desiderata e cuocere in forno preriscaldato a 180°C per circa 10 minuti.

26 settembre 2011

Pizza al miele di castagno e sapore di alchimia.

Pizza al miele di castagno e sapore di alchimia.


C'è un grande vantaggio nei piccoli malanni del cambio di stagione:  starsene a casa in pigiama in dolce far niente.  Almeno questo è quello che mi riprometto ogni volta, per poi scivolare sempre negli irresisitbili richiami che ogni casa nasconde: troppi stimoli, troppe irrinunciabili imprese a cui dar vita all'ombra del resto del mondo.
Del resto mi succede da quando ero piccola e certe abitudini consolidate nel tempo, si sa, sono dure a morire. Da piccola, appunto, aspettavo che l'ultimo di casa chiudesse la porta per scivolare via dal letto, scavalcare i vari Topolino, Tom Sawyer, coperte di rinforzo e andare dritta dritta proprio lì, in cucina. E dare quindi vita agli esperimenti di scienze. Sì, a volte provavo anche a cucinare, ma visti i reclami non proprio morbidi di mia madre di fronte a certi brutti esperimenti, a un certo punto mi ero votata tutta alle scienze. E così riproducevo come una dolce streghetta medievale tutti gli esercizi consigliati nel sussidiario, col librone aperto davanti al naso e intorno fuochi e bollore d'acqua e ventole e bicarbonati. Ma anche i programmi pomeridiani erano per me grande fonte di ispirazione: appuntavo fedelmente i vari passaggi visti alla tele per poi aspettare il momento giusto, in beata solitudine, per riprodurli in cucina.  
Allora pizza, ho detto l'altro giorno, con la gola grossa e la fronte calda, presa da quell'estatico entusiasmo che ormai, da allora, mi coglie coi malanni. Ed ho persino osato, complice quel leggero senso di incoscienza che certe volte dà l'avere qualche linea di febbre e  mi sono messa a mescolare con la stessa voglia di scoperte di un tempo, realizzando  un impasto al miele di castagno che, cavoletti,credetemi è speciale! E' il classico impasto e il procedimento qui sotto non aggiunge niente a quello che ciascuna di voi già sa, anzi forse sa anche meglio, ma il castagno è stata una sorpresa. E poi, non so se è un caso, mi è sembrato che anche la consistenza dell'impasto fosse migliore, più alveolata dentro e croccante fuori.
Per le farciture, ne ho provata una nuova di cui sotto vi do la ricettuzza.
Buon inizio di settimana a tutte voi, care amiche streghette col mestolo!

ingredienti
per la pasta della pizza
500g di farina 00
una bustina di lievito secco
1 cucchiano scarso di miele di castagno
1 cucchiaio di olio e.v.o.
acqua appena tiepida
sale qb

per la farcitura speciale
(per circa 200g di pizza)
400 g di cipollotti
10 gherigli di noce
130 g di mascarpone
130 g di stracchino
un rametto di rosmarino
due noci di burro
un cucchiaio di olio e.v.o.
pepe nero qb

Per la pasta della pizza: riattivare il lievito secco in mezzo bicchiere d'acqua tiepida e un cucchiaio scarso di miele di castagno. Fare un cratere con la farina e versare al centro il lievito attivo, una presa di sale e un cucchiaio di olio e.v.o.
Cominciare a prendere la farina e aggiungere acqua finché otteniamo un impasto leggermente colloso. Impastare energicamente sulla spianatoia per qualche minuto per attivare il glutine. Porre l'impasto in un contenitore avvolto da una coperta e lasciare lievitare per almeno un paio d'ore.
Per la farcitura: mentre preriscaldiamo il forno in attesa di infornare, mettere per dieci minuti i gherigli di noce, in modo da scaldarli ma non tostarli troppo. In una padellina, scaldiamo per qualche minuto l'olio con il ramo di rosmarino. Affettiamo i cipollotti e facciamoli appassire a fuoco dolce con due noci di burro e una spolverata di pepe nero. In un piatto mescoliamo il mascarpone insieme allo stracchino. Versare poi sull'impasto, in sequenza: i cipolloti, la mescola dei formaggi, i gherigli frantumati e l'olio con il rosmarino. Infornare a 220° C per 25 minuti.

20 settembre 2011

Chiedilo a

Accolgo con entusiasmo l'invito di Rossella e mi sottopongo volentieri all'intervista! Che fico, sarebbe bello raccoglierle tutte insieme...facciamoci venire un'idea, che ne dite?:)


b-l-u-e-l-a-g-o-o-n:

That could be me :)
                 


A 13 anni cosa volevi fare?
La reporter, la scrittrice, la zoologa, la fotografa naturalista.

Il vero lusso.
Essere sempre se stessi.

Cos'è oggi tabù.
L’aspetto mistico, sacro della vita.

Fumo, droga, alcool. Com'è il tuo rapporto hai con loro?
Fumo: puzza. Droga: vi sembra ne abbia bisogno? Alcool: che bella ogni tanto una leggera ebbrezza, a me basta davvero poco! J

Ti reincarni in un uomo. La prima cosa che vorresti sperimentare.
La gaia incoscienza.

L'ultima cosa prima di andare a dormire
Il bacio della buona notte al mio compagno e l’occhiolino al mio cane.

Hai il potere per te per un giorno. La prima cosa che fai?
Chiedo l’annessione ad un paese civile.

La stanza più bella.
Una biblioteca con finestre enormi, con una intera parete a finestra su un giardino ombroso.

Cos'hai imparato dalla cucina.
Il silenzio e la concentrazione, ogni volta.

Cosa ti tiene sveglia?
I rumori, quelli sonori e quelli silenziosi della mente.

Il posto dove ti vengono più idee
Sul lungomare della mia città.

Musica nell'Ipod.
Nada, Joan Baez, Apparat, Bach

Cosa consideri sopravvalutato?
Il futuro, che non ci lascia vivere in profondità questo giorno.

E cosa da rivalutare?
Il cuore.

Affinità culinarie?
Rossella, per la sensibilità, la bravura, il senso estetico, il sapore nordico francese di tutto l’insieme…vorrei vivere in una sua foto, in quel clima. Chiara, per la fantasia, per le sue ricette a base di attimi totali di grazia, la bravura, l’amore nel raccontare e nel cucinare.


Un libro dove abitare?
L’arte della gioia di Goliarda Sapienza.

All'inferno sei obbligato a leggere sempre lo stesso libro. Quale?
Qualunque cosa di Fabio Volo…

La casa brucia. Cosa salvi?
Il Gohonzon, la pergamena buddista davanti alla quale ogni giorno recito il mantra.
Cosa di poco? Cosa di troppo?
Poco viaggiare, quest'anno. Troppo muble muble.

14 settembre 2011

Confettura di cipolle




Confettura, visto che questa estate non ho imbarattolato ai ritmi abituali si rimedia con una versione che preannuncia in qualche modo l'autunno.
Per questa confettura ho usato cipolle bionde, ma anche le rosse di Tropea sono ottime. Il barattolo si tira fuori a sorpresa per accompagnare un bel tagliere di formaggi e buon pane, magari leggermente caldo e tostato, e fare quindi una figuretta niente male con gli amici. 
Io, sono sincera, nonostante i commenti entusiasti di chiunque l'abbia provata...non ne vada pazza! A me le fromage piace senza pere, senza miele, senza confit...niente insomma se non una bella e buona fetta di pane, che sia baguette o casareccio, o magari accompagato da qualche verdurina su un crostino, tipo cicorietta selvatica, agretti... Ma capisco che è un mio limite, ohi!
Vi lascio comunque la ricetta, a voi l'ardua sentenza! :)

ingredienti

500 g di cipolle bionde bio
4 cucchiai di olio e.v.o.
100 g di zucchero
250 ml di vino bianco
25 ml di aceto di mele
1 cucchiano di sale

Mondare le cipolle e affettarle sottilmente. Lasciarle appassire dolcemente in una casseruola con l'olio. Quando saranno morbide insaporire con lo zucchero e il sale e versare infine vino e aceto. Lasciare cuocere a lungo a fuoco basso, circa un'ora prima che sia ben densa. Versare bollente nei barattoli sterilizzati, chiudere e capovolgere per qualche minuto se si vuole il sottovuoto.
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