24 ottobre 2012

Focaccia di Recco, un giorno d'estate.



A quanto pare l'estate ci sta per abbandonare. Sabato pomeriggio siamo stati in gita al lago e abbiamo fatto un picnic condividendo le sponde con un certo numero di persone che prendevano il sole in costume. Il mio cane, che è un pastore e quindi non troppo appassionata di acqua, si tuffava allegramente e restava a mollo guardandoci interrogativa: "Ma come, voi no?".
Tuttavia oggi, 24 ottobre, pare davvero che sia l'ultimo giorno d'estate. La notizia m'è arrivata all'improvviso e, nell'imminenza del cambiamento, un po' me ne sento dispiaciuta. Le mie invocazioni all'autunno, ai temporali, ai cardigan, ai tappeti di foglie sgargianti mi sembrano ora una gran mancanza di riguardo a un tempo bizzarro, è vero, tuttavia carico di luce e calore.
E come in ogni addio che si rispetti, per un attimo ti passano davanti certe cose che al momento, a viverle, sembravano quasi banali.  
Per questo motivo non voglio arrivare ai temporali e ai miei amati stivali di gomma lasciando nel cassetto la ricetta di questa focaccia che ci ha reso felici durante le vacanze. Davanti a giornate trascorse serene nella casa dove sono cresciuta, senza il becco d'un quattrino, con una caviglia fuori uso e le paturnie, seppure tenere, èh, di mia nonna. Giorni che a ripensarci mi sembrano perline colorate, dove pure un vecchio film e un dolce rustico di more ti regalano la ricetta della felicità.
Questa focaccia la mangio spesso quando non porto il pranzo in ufficio e passeggio fino a quel posticino 'particolare', quello di regin-principesse di cui vi raccontavo qualche tempo fa e che, lo ammetto, ha il merito di farmi scoprire cose buonissime. 
La focaccia di Recco, detta anche fugassa co formaggio, ha dato praticamente lustro a questa cittadina ligure, tanto da essere diventata meta di turismo internazionale grazie proprio alla bontà e alla fama di questo prodotto.
E' facilissima e veloce, l'ho rifatta anche qui a Roma e credo diventerà  una specie di tradizione di famiglia. Anche se rifacendola il risultato è stato lievemente diverso, dovuto, credo, al fatto che ho un forno meno buono di quello della mia mamma. Il segreto sta infatti nella cottura, che deve essere fatta alla massima temperatura, possibilmente senza fughe di calore, in un tempo il più breve possibile. 

ingredienti
400 g di farina di forza
250 ml di acqua
40 ml di olio evo + 50 ml per spennellare
10 g di sale
400 g di crescenza (o stracchino)

In una ciotola versare l'acqua e l'olio e sciogliervi il sale. Unire, impastando, poco alla volta la farina. Lasciare riposare  l'impasto per almeno due ore, avvolto nella pellicola, in un ambiente fresco.
Trascorso il tempo di riposo, stenderne metà su una superficie leggermente infarinata, creando una sfoglia sottile un paio di centimetri. Ci si può aiutare prendendo l'impasto coi palmi delle mani, lasciandolo scivolare da un palmo all'altro perché si allunghi. Disporre la sfoglia su una leccarda precedentemente oleata. Farcirla con la crescenza, disposta in tanti pezzi a poca distanza gli uni dagli altri.
Stendere l'altra metà dell'impasto, ottenendo una sfoglia, se possibile, ancora più sottile e coprire la base. Tagliare la pasta in eccesso e fare aderire bene i bordi ripiegandoli. Pizzicare con le dita la superficie della focaccia, così da formare una serie buchi che eviteranno alla pasta di gonfiarsi in cottura. Spennellare tutta la superficie con olio e spolverare con qualche presa di sale fino. Cuocere in forno preriscaldato a 250°C per 10/15 minuti.











16 ottobre 2012

Sockerbullar. Ovvero i miei panini dolci di Skansen.



Eccomi, anche quest'anno desidero contribuire  anche io al World Bread Day in occasione della Giornata Mondiale dell'Alimentazione
E siccome è una giornata mondiale, appunto, e non finisco mai di stupirmi di quanto in ogni luogo mi trovi si sfornino pani dal profumo e dal sapore indimenticabile, per quest'anno lascio la splendida romagna con i suoi crescioni ripieni e vado in Svezia dai Sockerbullar, ovvero panini dolci al cardamomo che per l'occasione presento in una versione tra le mie preferite.
Si tratta dei Vaniljfyllda sockerbullar, un nome non semplicissimo per noi, ma in compenso davvero facili da realizzare.
Li ho mangiati per la prima volta a Skansen, un'isola che compone la città di Stoccolma e che accoglie il più grande museo a cielo aperto d'Europa. 
Era poco prima di Natale quando approdammo su quest'isola con un tram pieno di gente allegra e chiusa in tute da neve di tutti i colori. 
E' tradizione infatti andare lì per il famoso mercatino di Natale, ma anche per sentire i cori che spuntano tra le case che ospitano gli antichi mestieri e camminare col freddo che ti porta l'odore degli abeti. Per fermarsi poi a mangiare panini e zuppe calde o a ballare e cantare tutti in cerchio. E io lo feci...
Proprio all'inizio di questo splendido parco, c'è una casetta piccola piccola che ospita un piccolo forno. Che sforna pani e panini dolci di ogni sorta e che tutti si fermano a comprare appena arrivati. 
Tra questi ci sono anche i sockerbullar ripieni di crema alla vaniglia. 
Ho scelto questi panini per festeggiare il pane e la sua formidabile importanza perché per gli svedesi i bullar esprimono un modo di vivere: appena dolce, morbido e da assaporare godendosi un momento di gioia.
Mi piace tanto quello che ho vissuto lì, ho sognato di esserci molte volte e ho avuto modo, anche se per poco tempo, di apprezzare la loro iniziale ruvidezza che si apre sempre in un sorriso, i bambini che fuori dall'asilo giocano imbacuccati sotto una pioggia incessante senza apprensioni, i cani che entrano in negozi e mezzi pubblici, la mancanza di smancerie mascherate, un uomo brillo che senza che nessuno glielo chiedesse ci ha fermato e mandato a mangiare nel luogo migliore della città (a prezzi di tutto rispetto!). E tanto altro che rimane un po' segreto un po' in disparte, ma non meno intenso.
Allora se penso di rendere omaggio a una cosa tanto importante quel è il pane, quest'anno mi viene di pensare proprio ai piccoli panini e a un modo dolce e gioioso di vivere.




ingredienti
360 g circa di manitoba
60 g di burro
1 uovo
25 g di lievito di birra
50 g di zucchero di canna
150 ml di latte
mezzo cucchiaino di sale
8/9 bacche di cardamomo

per la crema alla vaniglia
3 tuorli
mezzo litro di latte
2 cucchiai di zucchero
2 cucchiai di farina
mezza stecca di vaniglia


Giornata Mondiale Pane 2012 - 7 ° edizione!  Cuocere pagnotta di pane il 16 ottobre e blog su di esso!Prelevare dalle bacche di cardamomo i semini e pestarli in un mortaio. Mettere sul fuoco il latte con i semi ridotti in polvere  e scaldare fino a una temperatura di 36-37°C. Sciogliervi il lievito di birra e attendere un paio di minuti che si attivi.
Versare il latte con il lievito sciolto in un contenitore, aggiungere, amalgamando, lo zucchero, l'uovo, il burro ammorbidito e, infine, il sale. Versare poi un po' alla volta la farina, e lavorare finché risulta un impasto liscio e solo un po' appiccicoso. Infarinare leggermente il piano di lavoro e formare un cilindro dal quale andremo a ricavare circa 9/10 pezzi con cui formeremo delle palline. Lasciarle lievitare per un paio di ore, fino al raddoppio, in teglie rivestite di carta da forno, coperte con un panno. 
Nel frattempo preparare la crema: intiepidire il latte con i semini prelevati dalla stecca di vaniglia. In un recipiente antiaderente amalgamare i tuorli allo zucchero, lavorandoli un po' con una frusta a mano. Unire e amalgamare bene la farina e versare il latte tiepido a filo, girando. Mettere sul fuoco e, sempre girando, attendere l'ebollizione. Far bollire due o tre minuti e spegnere.
Quando in nostri sockerbullar saranno raddoppiati, possiamo farcirli di crema con l'aiuto di una siringa per dolci.
Mettere in forno preriscaldato a 180°C per 12/14 minuti, o finché non saranno dorati. Una volta freddi spolverarli di zucchero a velo oppure passarli nello zucchero semolato.



7 ottobre 2012

Goji berries e il cake.

A volte è nella velocità di azione ed intenzione che riusciamo a mettere a segno i colpo migliori. 
Senza indugio.
E' stato così che qualche giorno fa, nello sforzo di stare dietro ai tempi di due bambine e della loro mamma, e della loro nonna, sono stata pronta a scendere dalla macchina all'ora di punta ed entrare nel supermercato più affollato della città per prendere pane e parmigiano, con mia sorella pronta al volante per recuperare Puppy Puzzi, nipotina quattrenne con un diavolo per capello, dopo un'intera mattinata di scuola materna.
Ed è stato così, dunque, che ho attraversato la strada. Sono entrata nel luogo più di richiamo della città di mercoledì alle 12.45, mi sono diretta ad uno scaffaletto un po' dimenticato (ma non da me, che quest'estate vi avevo scovato un pacchetto di mirtilli rossi a un prezzo di rispetto) e con occhio di lince li vedo, li prendo e li porto via, non del tutto consapevole di che diavolo fossero i goji berries. Ma sicura che da qualche parte la mia mente li aveva fotografati e riconosciuti come cosa assolutamente buona. 





ingredienti
250 g di farina 00
250 g di ricotta
120 g di zucchero scuro di canna
3 uova
70 g di burro
50 g di cioccolato fondente
70 g di goji berries
3 cucchiaini di baking poweder (o 1 bustina di lievito)
una presa di sale


Preriscaldare il forno a 180°C.
In un pentolino dal fondo spesso sciogliere il burro con il cioccolato, a fuoco dolce.
In una ciotola battere leggermente le uova con lo zucchero, una presa di sale e la ricotta. Unire il burro e il cioccolato fusi, i goji berries ed amalgamare. Incorporare la farina e il lievito setacciati, con pochi movimenti dall'alto verso il basso.
Versare in uno stampo da plumcake imburrato e infarinato. Cuocere per 1 ora e, se necessario, coprire il cake negli ultimi minuti di cottura con un foglio di alluminio per evitare che bruci.

3 ottobre 2012

Sweet Potato Cake.

Quando l'autunno arriva, i sapori si organizzano. La natura matura, riduce tutto all'essenziale. Si esprime come essenza.
L'autunno, in fondo, sta alla natura come il passito al moscato. 
E, come il passito, i sapori di questa stagione si esprimono dolci e decisi. I miei preferiti.
I giorni trascorrono affacciata su tante finestre, piena di stupore per la bellezza che trovo, piena di domande sulla bellezza che cerco.
I giorni trascorrono riuscendo a fare meno di quanto, mi sembra, la mia vita possa contenere. Ma forse è solo l'autunno. La maturità che riporta all'essenziale. A un sapore dolce e deciso.





ingredienti
300 g di farina
100 g di zucchero di canna
250 g di patate dolci
2 uova
160 ml di latte intero
60 ml di olio di semi
50 g di mirtilli rossi essiccati
4 noci ridotte in pezzi
2 cucchiaini di baking powder
1 presa di sale


Lessare le patate dolci e ridurle in purea. 
Accendere il forno a 190°C.
Preparare in una ciotola ampia tutti gli ingredienti secchi. In un'altra battere leggermente le uova con il latte e l'olio di semi. Aggiungere al composto liquido la purea di patate e amalgamare bene.
Versare il composto negli ingredienti secchi e mescolare  con pochi movimenti dall'alto verso il basso, fino ad assorbimento della farina.
Versare in uno stampo da cake precedentemente imburrato e leggermente infarinato. Cuocere per un'ora cira.
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