23 dicembre 2013

Cacao e cannella.

Sarò sincera, quando si ha sotto il naso il profumo di un biscottino di nome Ingrid, poco più di quattro mesi di pieghette e sorrisi, si corre il rischio di non avere bisogno d'altro... Se non fosse che a un certo punto mi sono accorta che il Natale si stava avvicinando e che al più presto andavano tirati fuori ninnoli e palline di lana,  gomitoli di spago e ghirlande rosse. 
E poi arance da affettare e mettere a seccare, biscotti da sfornare e appendere e anche da mangiare. E quindi tagliabiscotti.  Che ho perso. Mi sono accorta che li ho persi, nel trambusto dei mesi scorsi per ripulire casa, fare spazio, riorganizzare le priorità (perché un bimbo in casa porta a una nuova casa, ma di questo vi scriverò) il barattolone di vetro che custodiva i tagliabiscotti non ho la più pallida idea di dove sia andato a finire.
Li avevo messi insieme nel corso degli anni, alcuni presi per occasioni speciali, altri per fare un certo tipo di biscotti e solo per quelli, poi quelli che ho da sempre, che vanno bene sempre. Tutti riuniti in un grande barattolo di vetro che non so più dove sia finito.
Stavo quasi per rimettere il burro in frigo, dopo averlo fatto ammorbidire per l'ennesima volta (perché è il biscottino di cui sopra che decide quando è il momento giusto per impastare...), delusa e con gli operai che nel frattempo stavano trivellando i muri esterni di casa per cercare di risolvere il problema dell'umidità.
Solo che alla fine ha prevalso il bisogno del profumo che preannuncia la festa, la voglia di regalare a Ingrid l'odore che in casa significa calore e dolcezza e allora li ho fatti lo stesso. Senza buchi per appenderli, tutti uguali tondi uguali, ché la geometria mette una certa sicurezza come il ritorno ripetitivo degli eventi in cui ci rifugiamo. 
Così questo sapore morbido di cacao e cannella sarà il sapore di un altro Natale, un nuovo Natale, il primo.

























ingredienti
350 g di farina 00
150 g di burro ammorbidito
150 g di zucchero muscovado
4 tuorli
1 cucchiaio colmo di cacao amaro
1 cucchiaino di cannella
1 o 2 cucchiai di acqua ghiacciata
1 pizzico di sale

In una ciotola unire la farina, il cacao, la cannella e una presa di sale. Mescolare e mettere da parte.
Con le fruste elettriche battere il burro con lo zucchero fino ad ottenere un impasto cremoso. Continuando a battere incorporare un tuorlo alla volta e infine, gradualmente, la miscela di ingredienti secchi. Avvolgere il panetto di impasto nella pellicola e lasciare rassodare per un'ora in frigo o circa mezz'ora nel congelatore.
Preriscaldare il forno a 180°C e ricoprire una leccarda con carta da forno.
Stendere su un piano infarinato l'impasto ad un'altezza di 2 cm e con un tagliabiscotti della forma che vi pare o con un bicchiere rovesciato procedete a fare i biscotti. Infornare per 10/12 minuti e lasciare raffreddare su una gratella.

18 dicembre 2013

I Surrey docks, la pioggia e una fetta di salmone al rum.


























Se passegiando per Londra superate il Tower Bridge, verso est, il Tamigi apparirà a un certo punto in canali stretti, con l'acqua a toccare le case. Potreste prendere uno dei vicoli o delle strade alla vostra sinistra e trovare il rigore di distese di mattoncini identici sulla strada e sui palazzi e in quella stessa rassicurante monotonia edifici coi vetri ad oblò e case-albero.
Potreste a quel punto essere presi dall'idea di proseguire verso Rotherhite, la zona un tempo dei marinai scandinavi. Basterà un bus in direzione Canada Water.









Qui un tempo gli enormi capannoni dei Surrey docks custodivano i legnami della scandinavia. I "biondini volanti" accatastavano legno in pile alte venticinque metri, sotto la pioggia che trasportava ovunque odore di legno.
Ora potete godere del silenzio. Qui non c'è nessuno.  Si incontra la piccola chiesa norvegese e case. I ragazzini scendono dal bus con la divisa della scuola e si sparpagliano tornando a casa, coi bermuda che lasciano un po' le gambe a bagnarsi.
Rotherhite Street, la via più lunga di Londra, costeggia il Tamigi ben lontana dalla strada.
Il fiume sembra più grande e profondo qui, un cormorano in acqua fa pensare al mare, la nebbiolina della pioggia potrebbe essere salsedine che confonde il paesaggio e la sponda opposta.
Potreste continuare a camminare lungo la via più lunga della città, proprio lungo il Tamigi e scegliere di restare in silenzio. Allora forse riuscireste a immaginare un marinaio, lungo lo stesso cammino e sotto la pioggia sottile, stretto a un cappotto, con gli occhi socchiusi. Troppo lontano da un volto e da una voce che i limiti del tempo non possono restituire. Potreste capire allora il sapore della nostalgia che non se ne va, come l'odore del legno, di pile di legno che ogni giorno si tirano su. E ritrovarvi a sussurare confusi: "vorrei sentire la tua voce, sapere che mi sei vicina".





ingredienti
pane o english muffin 
salmone affumicato 
burro salato
rum 
semi di cardamomo affumicato (facoltativi)

Tagliare il salmone in fette e lasciarlo insaporire in una ciotola con qualche cucchiaio di rum. Scaldare nel forno qualche fetta di pane english muffin tagliato a metà. Con una forchetta lavorare del burro insieme a qualche seme di cardamomo affumicato, così da dare un profumo di legno. Spalmarlo sul pane caldo e completare con le fette di salmone ben insaporite col rum.


21 agosto 2013

L'oro dell'azzurro.


Ingrid è qui, nata in un giorno tondo e luminoso, nel mese dell'oro del grano e del sole, nell'azzurro dei cieli estivi del mediterraneo.

30 giugno 2013

...e nel frattempo mi leggo Charlie Brown.

C'è del mistero in certe esperienze e un po' me l'ero immaginato. Sapevo che non sarei mai stata una di quelle donne che con la gravidanza assumono un'aria da confetto.
Del resto da piccola, ve lo dicevo, volevo essere Jo March.
Nelle donne che aspettano un figlio spesso mi ha colpita la profondità degli occhi e il volto quando è serio. C'è un'espressione che mi ha sempre rapita e affascinata ed è quella che sembra trasformare queste donne in esseri che vengono da lontano, presenti e lontane allo stesso tempo.
Ora lo capisco.

Nell'ultimo mese i suoi movimenti dentro di me sono diventati più lenti e anche io sono più lenta. Il respiro si fa profondo, per non restare col fiato corto, e per questo e per il fatto che dentro di noi tutto sta facendo spazio a lei, anche la voce un po' cambia. 
Quello che non immaginavo è la forza evocativa e carica del silenzio. Dei momenti in cui sto ferma e lei si muove modellando la mia pancia al ritmo dei suoi spostamenti. In silenzio osservo e starei lì tutta la vita a riempirmi di meraviglia.

 Celebrating Peanuts: 60 Years

Le giornate trascorrono andando a caccia di tutine e bodini, spuntando liste, girando per casa spesso col metro alla mano perché una casa è anch'essa chiamata ad accogliere, trascorrono con memorabili dormite pomeridiane oppure tra lamenti e sbuffi per il fatto di stare così impegnata con pulizie, lavatrici e spolvero, con Kina che se ne sta buona e scodinzola andando, sospirando, in giardino per lasciarmi lavare in pace il pavimento. 
Trascorrono con qualche sorpresa che mi riserva Roma, nei luoghi, nella tranquillità che sa regalarti giusto dietro l'angolo, in questo clima di cieli e luce che mi ricordano i settembre della mia infanzia, con le chiacchiere, i ricordi, le riflessioni condivise con le amiche vicine e lontane.

Certe volte penso a me ai tempi del liceo o dell'università, al fatto di sentirmi sempre come in attesa di lanciarmi nel vuoto di fronte a ogni esame. Per sentirmi poi al posto giusto a fare quello che più mi piaceva ogni volta che il momento arrivava.
E' così anche stavolta, nell'attesa che l'essere mamma significhi averla tra le mia braccia. 

Ci sono a volte anche momenti di ritorno al passato, con la mente a quando tutto ciò ancora non era cominciato, alla nostalgia per il lavoro o ai treni che prendevo ogni volta che volevo. 
Non mancano poi gli idioti, i parlatori a vanvera, quelli che sanno tutto, i catastrofisti e altri che ora non mi viene. Perché uno dei misteri della gravidanza è anche la testa che a volta si svuota, le piccole amnesie, un senso di vaghezza che ogni tanto sopraggiunge e ti fa sentire rilassata e beata e persino benevolente, nella sua manifestazione più alta, verso il resto del mondo nonostante un attimo prima saresti stata pronta a ruggire.

A volte questa attesa mi sembra lunga, per poi trovarmi a guardare il calendario e sussultare...di giàà? 
Prima di questo, nella mia mente e nel mio cuore ci sono stati diversi altri post, tanti pensieri rivolti a voi, al legame che sento sempre. Soprattutto in certe notti in cui l'insonnia prende il sopravvento, per poi restarmene a letto a leggere.

Ieri sera ascoltavo un'intervista a Margherita Hack, che raccontava della meraviglia, nel suo lavoro, di riuscire a conoscere dei corpi tanto lontani e irraggiungibili, inesplorabili, quali sono le stelle, scoprendone la composizione, le leggi, l'evoluzione.
Forse i figli sono un po' come le stelle. Spero di ricordare sempre il piacere di guardarla un po' da lontano, conservando la coscienza del mistero, la meraviglia della scoperta e della conoscenza che nasce senza bisogno di invasione.

Intanto osservo il mio compagno e sento tanta tenerezza nei confronti di quello che si sta preparando con amore a diventare.

Mi godo le mie nipotine, il profumo delle matite colorate che sparpagliano per casa, il piccolo disordine di ciabattine e briciole di biscotti. 

Nel frattempo mangio sano, con tanta voglia di cose semplici, di frutta e verdura fresca e dolci fatti di poco che mantengono un po' in allenamento il forno...

 


















...e guardo film come "Little Miss Sunshine" e leggo Charlie Brown, ridendo di cuore per tanta strepitosa innocenza!

6 aprile 2013

Muffin vegan all'orzo, cioccolato e mela, pour toutes les B.B.


.

Io dentro ci ho una natura un poco...un poco indomabile, lo devo ammettere. Certe volte un richiamo della foresta mi prende e mi costringe a fuggire, offrire rifiuti e correre fiutando l'odore degli alberi, inoltrarmi nel fitto, arrivare sulla cima e guardare lontano, dove l'unico punto di riferimento non è che una lunga linea d'orizzonte.
A quel punto ricordo che va bene poter arrivare a guardare un cielo conquistato da soli, col muso basso a odorare il terreno.
Sarà che, come ho già scritto, sono nata negli anni '70 e non riesco a togliermi da dentro una natura spettinata.
Sarà che se potessi scegliere oggi una forma in cui trovare dimora, sarebbe la bellezza scomposta, anarchica e solare di Brigitte Bardot.
E in nome di questo, del bisogno di allontanarmi, in nome dell'istinto, del fiuto che ti fa muovere a testa bassa, ieri pomeriggio ho inventato una ricetta.
Ne sono contenta, per il carattere dell'orzo, per la mela grattugiata che ammorbidisce, il cioccolato generoso...Sono buoni davvero, come sempre al di là delle mie aspettative, col sapore di una conquista consumata davanti a un semplice forno eppure così lontana.



ingredienti
150 g di farina di orzo
50 g di farina di riso
200 g di mela grattugiata (una mela grandicella)
100 g di zucchero 
100 ml di latte di soia o riso
60 ml di olio di mais o arachidi
130 g di cioccolato fondente 
3 cucchiaini di baking powder o 1 bustina di lievito

In una ciotola versare gli ingredienti secchi: le farine, lo zucchero e il lievito. A parte grattugiare la mela (se resta qualche pezzetto è buonissimo da trovare nel muffin!) e unire il latte e l'olio. Spezzettare il cioccolato. Versare gli ingredienti umidi nella ciotola con quelli secchi, amalgamare con poche cucchiaiate dal basso verso l'alto, aggiungere il cioccolato e dare ancora una rimestata dolce. Versare il composto negli stampi da muffin (a me ne son venuti 6 grandi) e infornare a 180°C per 20-25 minuti. 


25 marzo 2013

Ohh...Amore, la ciccia e le mie patatine preferite!



Tra i lavori più belli e malpagati che ho fatto vi è sicuramente quello di educatrice nelle scuole. Tra le più memorabili, sicuramente metto le materne, dove tanti bambini (ma pure alcune maestre) mi hanno lasciato ricordi che sarebbe un peccato tenere chiusi nel cassetto.
Aurora, per esempio. Arriva in classe a tre anni, nella classe dei cinquènni perché coi coetanei non c'era più posto. Aurora era alle prese con una gran quantità di capelli biondi in formato ricci e un fratellino appena arrivato a rompere, per così dire, gli equilibri familiari.
Arrivava a scuola con la mamma che ancora cercava di attorcigliare l'elastico intorno a trecce storte o codini scomposti mentre lei faceva una faccetta sottomessa. Appena la mamma spariva, Aurora si avvicinava a qualcuna di noi grandi, di noi con cui poter parlare di certe cose, e raccontava inverosimili, vi giuro, inverosimili storie di crudeltà materna nei suoi confronti. A volte condite con parolacce che pronunciava con una grande serietà, ma che erano esilaranti perché solo lontanamente vicine a quelle vere.
Un giorno una della maestre le fa:" Aurora, come si chiama il tuo papà?"
"Fabrizio."
"E la tua mamma?"
"Mamma."
"No, tesoro...papà è papà Fabrizio e la mamma...?"
"Mmhh...mamma!"
Circoletto di maestre pronte a godersi lo spettacolo.
"Aurora, no, il nome volevo sapere...insomma, il papà, quando ha bisogno di qualcosa, come la chiama la mamma?"
"Ahhh...Amore!"

Ecco, non vi sembra un bel nome? 
Così io da qualche giorno, non sapendo ancora se è un maschietto o una femminuccia quello che tra qualche mese terrò tra le mia braccia, ho deciso dentro di me di chiamarlo Amore e basta.
E questo amore mi sta portando pure la sorpresa di sentire un impellente desiderio di mangiare cose che mai e poi mai...cose degne di una tipa come Aurora, ecco.
Tipo il pranzetto dell'altro giorno, messo su dopo che il pomeriggio precedente da Carolina avevo visto questi bocconcini di pollo in crosta di patatine fritte, quelle in busta...sì, una cosa da tipe troppe giuste, che non si fanno problemi per le dita unte, perché questi croccantosi pezzetti  di petto di pollo (che fa tanto bene) per me si mangiano rigorosamente con le mani, tra un sorso e l'altro di Pepsi ben fredda, intinti di tanto in tanto in ketchup o, io preferisco, brown sauce. 
E per accompagnare, una fresca  e salutare insalatina. Di stagione, of course...;)

























ingredienti
petto di pollo in fettine
patatine 

Aprire la confezione delle vostre patatine preferite (io quelle rustiche, un po' spesse e ondulate) e versare una quantità generosa in una ciotola. 
Tagliare a pezzetti il petto di pollo (meglio se le fettine sono sottili, altrimenti dategli una battuta) e versarlo nella ciotola. Premete con forza per farlo aderire bene e distribuitelo in una teglia ricoperta di carta forno. Infornare per 20-30 minuti a 180°C. Accompagnare con ketchup o brown sauce e una fresca insalatina.

13 marzo 2013

#2 Innamorarsi a Londra. I love Brixton.


A un paio di giorni dal compleanno di David Bowie e dall'uscita di "Where Are We Now", non potevo continuare a tacere il mio amore per lui e per Brixton, il quartiere a sud di Londra in cui nacque e sviluppò quel talento e temperamento come solo un londinese di quei marciapiedi è capace di maturare.
Brixton è luce, perché in Electric Avenue per la prima volta nella storia è stata provata l'elettricità. E' la luce dei Caraibi, per la presenza forte della comunità giamaicana, coi colori dei cibi venduti al mercato e il profumo nei locali, per i parrucchieri che espongono parrucche afro e foto di acconciature come neanche nei migliori film di Spike Lee. 
Qui c'è la luce densa dell'ispirazione di Van Gogh, che vi abitò un paio anni, della musica di Bowie e dei Clash, del raggae giamaicano  e poi il dub e il dubstep.
E proprio per quest'ultimo ci sono andata a finire, perché Brixton è anche buio, il buio dei locali, delle sale del mitico cinema Ritzy, di teatri shakesperiani che oggi sono calcati dai migliori dj e musicisti del paese.  In uno di questi teatri, circolari, col velluto rosso scuro lungo le balaustre, il legno che sembra odori ancora di trementina, abbiamo assistito a un piccolo sogno: il lavoro di un ragazzo di qui, nome d'arte Mala, pieno di dolcezza, profondità e talento, che ha viaggiato nei luoghi dei suoi antenati mescolando il suo percorso di musica elettronica con l'anima e la voce di Cuba. Ne è nato il progetto Mala in Cuba e pezzi come "Noche Sueños"...





















Comunque, a qualunque ora si sia capaci di tornare la notte a Londra, al mattino è troppo bello svegliarsi e fare progetti per un nuovo giorno. Così siamo tornati a Brixton, per vederla di giorno e perché qui si trova il kaikan, il centro culturale buddista, dove avevo voglia di andare per recitare la mia preghiera insieme agli inglesi! Si trova a pochi passi dalla metropolitana e uscendo ho potuto notare la facciata di questo palazzo, qui sotto in foto.

























Bovril, ho scoperto dopo, era la marca di una carne essiccata e questa che si vede è una pubblicità rimasta quasi intatta dagli inizi del '900. Di storico e curioso c'è anche un vecchio mulino a vento, proprio a pochi passi dalla strada principale, ma purtroppo l'ho saputo solo dopo essere tornata a Roma! :(
Passeggiando per Brixton si percepisce senza bisogno di guide e manuali come queste strade siano piene di una profonda identità, fatta di convivenze, di azioni di 'pulizia' attraverso le grandi catene, la ristrutturazione di edifici un tempo borghesi, poi occupati, ora di nuovo borghesi che convivono col quotidiano di vite fatte di poco, cariche di storie di lotte per i diritti civili, per l'integrazione e un trattamento paritario, ma anche storie di spaccio, espedienti e miseria.

Ma a Brixton ci si viene anche, soprattutto forse, per il famigerato Brixton Market, luogo da capogiri, sospiri e improvvisi attacchi di irrequietezza per chi vuole vedere, comprare, mangiare cibo buono, anche buonissimo, e a prezzi decisamente più cheap rispetto all'altra sponda del Tamigi!
Naturalmente, qui quando si parla di cibo e cucina, si parla di mondo.
Se volete giocare in casa e siete a Londra da un tempo troppo lungo per riuscire a domare l'astinenza, potete andare a mangiare una vera pizza, incredibbole ma vero, da Franco Mancamigliore pizzeria di Londra, chiamato così perché il pizzaiolo degli esordi, Franco, spesso si assentava... Non l'ho mangiata, ma passando ho visto quelle nei piatti degli avventori e giuro che era bella! ;)
Sì perchè mentre si passeggia per il market cercando di capire dove fermarsi e sfogare la fame crescente, in realtà si passeggia davanti a cucine aperte, visibili quasi sempre anche se poste all'interno, le persone mangiano rilassate e, nonostante il freddo, spesso e volentieri in tavoli e tavolate all'aperto, così che si passeggia in mezzo a persone, piatti caldi, camerieri,  chorizos, bambini hippy e senza che nessuno sia mai di disturbo all'altro.
Il posto più famoso è forse Corner Copia, uno dei primi ristoranti del Village, dove si possono trovare prodotti locali, a km 0, cucinati nella migliore tradizione. Loro hanno anche un negozio davvero carino, con oggetti vari per la cucina e per la casa, dove ho fatto un po' di acquisti...



























Sempre in tema di tradizione britannica, due tipe famose sono French & Grace, che hanno cominciato con cene servite a casa loro e ora sono diventate le cuoche tra le più amate dai mangiatori di Brixton! Anche da loro, oltre al buon cibo, potete trovare oggettini per la casa niente male...
Per chi associa Londra alla possibilità di accedere alla migliore cucina etnica del mondo, allora troverà qui pane per i suoi denti: Elephant Café per la cucina pakistana, mentre da Mama Lan si può mangiare la vera cucina di Pechino e, penso, le noodle soups più saporite del continente, visto quanta gente era seduta ai suoi tavoli e mangiava con avidità queste fantastiche fettuccine in brodo.
Noi ci siamo fermati da Senzala Créperie, un posto con una grossa e colorata insegna di legno, dalla quale spunta il mezzo busto  di una donnona nera col vestito tipico carioca e dove il menu affisso fuori promette le famose galettes bretonnos e un originale cidro portoghese...insomma un posto degno del migliore spirito brixtoniano! E infatti non ci ha deluso e mi ha messo in testa di tornarci al più presto ed estorcere le ricette dell'intero menu ai due cuochi brasiliani, perfetti padroni della migliore arte delle crepes francesi...



28 febbraio 2013

L'armonia di tutte le cose.

"Ci sono, a volte, dei momenti stupendi, momenti speciali, ma non unici, in cui tutte le cose e gli esseri fino alle stelle più lontane operano insieme con una armonia eccezionale così che può avverarsi qualcosa che né prima né dopo sarebbe possibile."
(Michael Ende, Momo)






















Qualche volta, nel fermarsi un attimo, sentiamo che qualunque sia la nostra vita in quel momento, in qualunque posto possiamo trovarci, un attimo di grazia e di mistero ci prende e fugge via, lasciandoci come nuovi.

E così che è passato un po' da quando le mie dita e i miei pensieri non scivolano su questa tastiera per essere condivisi, ma sappiate che trovo voi e questo piccolo posto così preziosi che ho voluto trovare il momento giusto.

E' passata qualche settimana ormai e un piccolo, piccolino cresce nella mia pancia, ha scelto me e il mio compagno per venire al mondo e anche solo a scriverlo, ora, mi monta un sentimento così forte che fino a poco tempo fa sarebbe stato impossibile anche solo immaginare.

Quell'attimo di grazia che nel corso della vita di tanto in tanto ha fatto capolino in me, che mi ha permesso ogni volta di stupirmi e sentirmi nuova, ora è qualcosa che batte a ogni battito e che mi lascia senza parole.

Ma le ritroverò al più presto, promesso, perché non posso stare senza il vostro affetto!





19 gennaio 2013

Giulano's Cake! :)


Quando mi metto a cucinare non posso fare a meno di pensare al destinatario. Devo dire che diverse cose mi influenzano in cucina (le energie a disposizione, la possibilità di avere silenzio e concentrazione, per esempio), ma, a pensarci bene, molto dipende anche dal pensiero di chi mangerà quello ho per la mani. E' come se non potessi fare a meno di metterlo nel procedimento, ecco.
Un po' di tempo fa, poi, mi arriva un messaggio da Giuliano. Che è un mio amico e pure un lettore di questo blog. E nel messaggio mi ha trasmesso quello che sente per questo mio spazio. Lui usa sempre le parole giuste per trasmettere quello che sente. E ha un sorriso morbido, insieme a una maturità che lo rende fresco, per la sua giovane età, e al tempo stesso senza età. 
Giuliano ha un cuore aperto ed è, mi viene solo così, è friendly in quel modo che solo a Londra e con qualche amico nordeuropeo mi è capitato di trovare. Ovvero sorridente e serio, fido compagno per un buon drink e massimamente affidabile, curioso e concentrato, festaiolo e innamorato del suo lavoro. Ha una sua corteccia, non so come dire, uno spessore che lo rende per niente superficiale, eppure è morbido e ha voglia di crescere.
Allora ho pensato che uno come lui doveva avere una sua ricetta, che gli ingredienti c'erano già. Andavano solo messi insieme e lasciati lievitare. Per poi essere condivisi.
E' così che è nato questo cake, scuro alla base e candido sopra, dolce per il cioccolato, fresco per l'arancia e maturo per il rum.
L'abbiamo mangiato un giovedì sera, tutti insieme al nostro appuntamento buddista, ed è stata subito festa. Calda, leggera festa.

ingredienti
per la base
250 g di farina 00
200 g di zucchero semolato
180 g di burro
3 uova
una patata bollita (120/130 g)
100 g ci cioccolato fondente
3 cucchiai colmi di cacao amaro
1 arancia (succo e buccia grattugiata)
2 cucchiaini di baking powder o 1/2 bustina di lievito
1 cucchiaino di bicarbonato

per il frosting
400 g di formaggio tipo philadelfia
250 g di zucchero a velo
3 cucchiai di rum
stelline di cioccolato, se vogliamo

A bagno maria, sciogliere il burro con il cioccolato. Schiacciare la patata per ridurla in purea. In un recipiente setacciare la farina, il bicarbonato e il lievito e aggiungere lo zucchero e il cacao amaro. Versarvi le uova precedentemente battute, la purea di patate e la buccia grattugiata dell'arancia. Amalgamare bene tutti gli ingredienti e, quel punto, aggiungere il succo dell'arancia e il burro fuso con il cioccolato. Infornare in forno già caldo a 180°C per circa 40 minuti.
Nel frattempo prepariamo il frosting: basterà montare, con le fruste a media velocità, il formaggio a cui avremmo aggiunto zucchero a velo e rum. Lasciare il frosting a rassodare il frigorifero per un'ora circa. Con una spatola ricopriam ola superficie del cake e, volendo, aggiungiamo stelline di cioccolato per decorare.





5 gennaio 2013

Una colazione speciale: il grande waffle della semplicità.




Io adoro i waffles, ma non li avevo mai preparati fino ad ora perché non possiedo l'apposita waffle maker. Insomma, quella piastra con le tipiche forme a griglia. Pensavo che non si potesse mangiare un buon waffle senza che fosse proprio esattamente così.
Ma mi sbagliavo.
E l'ho scoperto qualche settimana fa, guardando alla tele il programma natalizio di Jamie
Se ne stava seduto in giardino, all'alba, con un'arietta al profumo di neve, davanti al solito fuoco. A preparare la colazione di Natale: cioccolata in tazza fai da te e un grande, morbido waffle, comodamente colato in una bistecchiera. Proprio lei, e lasciato cuocere lentamente per un ventina di minuti.
Il gioco è fatto.
E' così che ho deciso, una mattina di questi giorni di festa, di prepararlo a casa dei miei, mentre le piccole nipotine dormivano ancora (che bei momenti), per avere quella che si chiama una colazione speciale.
Una colazione da ripetere per festeggiare anche il mattino di domani, giorno dell'epifania, fine di questo periodo.
Non ho voglia di pensare agli angioletti che verranno spenti e riposti nell'armadio, ai biscotti profumati di zenzero che andranno calati giù insieme agli altri decori. Quest'anno più che mai mi è sembrato tutto correre via troppo veloce.
Per affrontare ciò preparerò di nuovo un waffle di Jamie, morbido e buono che può essere mangiato anche senza nulla, ma pure spalmato con marmellata...o cioccolata...o miele...

























ingredienti
2 uova
300 ml di latte
100 g di burro fuso 
un pizzico di sale
225 g di farina autolievitante + 2 cucchiani di lievito
oppure
220 g di farina 00 + 1 bustina di lievito

Battere le uova con il latte, aggiungere un pizzico di sale, il burro fuso e amalgamare. Versare la farina e il lievito, mescolare a lasciare riposare per mezz'ora.
Imburrare leggermente una bistecchiera, mettere sul fuoco a fiamma bassa e versare il composto (volendo, si possono fare anche tanti waffles piccoli). Lasciare cuocere per circa 7 minuti, poi girare e cuocere ancora per 7/8 minuti. Girare di nuovo per ultimare la cottura per 6/7 minuti. Servire caldo, con una buona tazza di cioccolato.


Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...