17 maggio 2012

Crema di sesamo e quaderni di arabo.

Crema di sesamo e quaderni di arabo.


Ecco, vi raccontavo proprio ieri della crema di sesamo da accompagnare con le falafel e mantengo subito la promessa con questa ricettina semplice, ma dal sapore pieno.
Non è molto dissimile dall'hummus, solo che si fa a meno dei ceci e c'è più limone.
Quella che mi è avanzata dalla cena con le falafel l'ho usata volentieri il giorno dopo, per lo spuntino veloce al rientro dal lavoro, semplicemente spalmata su una spessa fetta di pane integrale casareccio, un pomodorino tagliato a metà e un filo d'olio. 
E poi vi confesso che ogni volta che mi avvicino a questi sapori, m'immagino i grandi cedri del libano, le spiagge del marocco, gli ulivi della palestina, le montagne dell'atlante... Tutti posti che non ho mai visto, accidenti! 
Anni fa decisi di frequentare un corso di lingua araba, io che ho serie difficoltà con qualsiasi lingua, pure quelle quasi gemelle come lo spagnolo. Frequentavo il corso per il fatto che, in piena tesi di laurea, mi ero imbattuta nella cultura araba e islamica e non potevo fare a meno, quindi, di entrare in qualche modo in contatto con la sua lingua. Questo per una mia (e non solo!) inguaribile convinzione che la lingua esprima profondamente lo spirito e la storia di un popolo (e  il nostro "scialla", per esempio, secondo voi che spirito esprime??).
Ho continuato fino all'ultima lezione per una serie di circostanze che mi motivavano fortemente:
-sapevo scrivere bene fin dall'inizio, da destra a sinistra, con inaspettata naturalezza.
-mi piaceva ripetere le tante lettere dell'alfabeto e provare a leggere: che suoni magici...
-Sanad, il mio professore, era l'uomo più dolce e gentile che mai avessi incontrato.
Ci sarebbero begli aneddoti, in particolare sul mio insegnate: alla lavagna non ci permetteva mai di usare il cancellino perché gli dispiaceva che ci sporcassimo di gesso. Aspettava che avessimo finito e poi preparava lui la lavagna ben pulita per lo studente successivo. 
Una volta un mio compagno gli chiese: "Professò, perchè non ci insegna qualche parolaccia?". E Sanad: "Tu sei di Roma? E non ti bastano quelle che hai già?".
Poi ci raccontava del suo paese, lo Yemen, del suo arrivo in Italia, degli studi, della sua fidanzata lontana con cui si era da poco sposato e lo aveva finalmente raggiunto a Roma. Tutto con con un sorriso gentile e una voce sottile di timidezza.
Ecco, ho divagato come al solito, ma che sapori...

ingredienti
300 g di tahina
succo di un limone e mezzo
1 spicchio d'aglio
1 cucchiaino di paprika dolce
prezzemolo (a piacere)
pepe
sale
olio e.v.o.

Frullare la tahina con il succo di limone e l'aglio. Aggiungere paprika e pepe, sale e olio e amalgamare bene. Decorare con prezzemolo se si preferisce.





2 commenti:

la signorina pici e castagne ha detto...

ma che ridere che mi ha fatto il tuo prof. Sanad....
poi i romani, quanto a parolacce non restano certo indietro.. dunque..
sono d' accordo con te, la lingua dice molto dell' animo del popolo che la parla.. ed io non dò suggerimenti sullo spirito di "scialla" perchè da romana non vorrei rovinare l' entusiasmo di chi vuol provare ad indovinare.. eheh.. bellapervoi.
mi piace questa ricetta, mi piace il tuo modo di raccontare la vita..
:O)

Valentina ha detto...

*serena, sono contenta di condividere i miei ricordi e le cose della mia vita in questo piccolo spazio...felice di condividerli con te!

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